Lavoro domestico: intervista a Giuliana Mesina, segretaria nazionale Filcams
Il settore del lavoro domestico ha una complessità del tutto particolare. Che difficoltà si incontrano a fare contrattazione?
A nessuno sfugge la peculiarità di un settore in cui il datore di lavoro è una famiglia e il luogo di lavoro è una abitazione privata: questi due elementi, costitutivi del rapporto di lavoro, determinano una serie di condizioni che rendono impossibile affrontare la contrattazione e la rappresentanza nello stesso modo in cui le si affrontano nel resto del mondo del lavoro.
E come la Cgil è stata ai tavoli del rinnovo, anche pensando all’attendibilità delle controparti?
Le associazioni datoriali hanno sicuramente una bassa rappresentatività, anche a causa delle trasformazioni sociali degli ultimi anni, dal momento che oggi i datori di lavoro sono molto più diffusi tra la classe media e medio bassa.
Il settore ha assunto una rilevanza sociale che va oltre la negoziazione del ccnl: è con un alto senso di responsabilità sociale che abbiamo cercato di affrontare il rinnovo, consapevoli di poter incidere sulla vita quotidiana di milioni di persone, tra lavoratrici e datori di lavoro.
Leggendo il testo del contratto il suo punto forte mi sembra sia la certezza che viene data per quanto riguarda le regole da applicare.
Il ccnl nella sua interezza è un potente strumento di emersione e regolarizzazione, in un settore dove più della metà dei rapporti di lavoro sono irregolari. Regole semplici e chiare servono a non creare zone grigie, che sono quelle dove più facilmente si annida lo sfruttamento.
In quest’ultimo rinnovo siamo riusciti a recepire ad esempio l’obbligo di convalida delle dimissioni e abbiamo ribadito la necessità di prevedere una forma scritta per il licenziamento.
Abbiamo anche finalmente inserito, fra le altre cose, l’obbligo di tutelare salute e sicurezza delle lavoratrici, mutuando la formulazione dell’art.2087 del Codice Civile: in questo settore infatti non si applica il DL 81/2008, pur essendo un settore ad alta incidenza di infortuni.
Dall’altra parte non passa inosservato, anche perché è stato giustamente messo a verbale dai sindacati, la minore tutela rispetto ad altri settori della maternità, ma anche della malattia.
Il settore del lavoro domestico è espressamente escluso dal campo di applicazione della disciplina limitativa dei licenziamenti individuali, determinando da parte nostra una battaglia più che decennale per il riconoscimento del divieto di licenziamento per la lavoratrice madre fino all’anno di età del bambino.
La ratifica della Convenzione Ilo n.189 sul Lavoro Domestico Decente ha dato un nuovo impulso a questa rivendicazione, facendoci ottenere un primo parzialissimo risultato, dopo anni: il raddoppio dei termini di preavviso per la lavoratrice madre, se licenziata dopo il 3° mese del figlio.
Per quanto riguarda la malattia, il settore è storicamente escluso dal versamento degli oneri assistenziali, e la malattia, sebbene per periodi limitati, è comunque a carico del datore di lavoro.
Anche gli aumenti contrattuali sono decisamente bassi.
Abbiamo per fortuna salvaguardato il meccanismo di adeguamento automatico delle paghe, che annualmente consente di recuperare almeno l’80% dell’inflazione. Possiamo dire provocatoriamente che in questo settore ancora resiste l’ultima scala mobile! In ogni caso, grazie a questo meccanismo, l’erosione dei salari è più contenuta: per questo, l’aumento salariale, se rapportato ad altri settori, può sembrare basso: in verità è stato calcolato in base al recupero del costo della vita secondo Istat. Inoltre, dobbiamo sempre tener presente che il datore di lavoro è a sua volta, molto spesso, un lavoratore.
Dopo la firma sono state avviate le procedure di consultazione, come stanno andando?
La consultazione in un settore come questo può sembrare impossibile, invece sono state organizzate assemblee partecipatissime e molto vivaci durante le quali è emerso l’apprezzamento delle lavoratrici verso il lavoro fatto.
Stiamo elaborando forme nuove di coinvolgimento: l’obbiettivo è rafforzare la coscienza delle lavoratrici e sostenere la loro voglia di partecipare, offrendo occasioni di coinvolgimento anche attraverso una rete di rapporti con le associazioni che nei territori intercettano molte delle nostre lavoratrici.
La sensazione è che dopo anni di aumento degli addetti, l’impoverimento della popolazione e l’aumento della disoccupazione porterà a perdere molti di posti di lavoro.
Le ricerche che anche come Filcams abbiamo realizzato ci parlano al contrario di una domanda che aumenterà nei prossimi anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione e di un welfare sempre più affidato al libero mercato. I rischi di questa situazione, se non governata anche con il coinvolgimento delle istituzioni, sono tanti: il ccnl è uno strumento essenziale per contrastare abusi, evitare dumping, sconfiggere il lavoro nero, ma da solo non basta.
Il prossimo obiettivo della Filcams?
Aprire una discussione ampia, di livello confederale, con le istituzioni e gli attori sociali coinvolti, sui temi del lavoro domestico e della cura.