Expo 2015: un accordo contro precariato e illegalità - di Corrado Mandreoli

Il protocollo per il sito espositivo di Expo 2015, sottoscritto dalla Camera del lavoro di Milano il 23 luglio scorso, ha dato modo all’universo politico e mediatico di manifestare le proprie propensioni riguardo all’esposizione universale, al di là e spesso indipendentemente dal merito dell’accordo. E’ quindi opportuno visitarlo un po’ da vicino per coglierne positività vere e debolezze eventuali.
Il primo fatto rilevante è quello di essere un accordo di sito con il quale si afferma che l’area espositiva ed i suoi annessi sono uno spazio in cui vengono tutelati i diritti del lavoro indipendentemente dalla azienda e dal contratto applicato: insomma, il precariato e l’illegalità stanno fuori dalla porta. A rafforzare questo impegno è prevista la nomina confederale di tre RLS di sito, impegnati a tutelare la salute di tutte e tutti.
Questo tratto di garanzia è assai esteso e giunge anche a programmare le procedure per la chiusura del sito e della stessa azienda Expo 2015, poiché con il termine dell’evento (ottobre 2015) si avviano le procedure di liquidazione della società e dello smantellamento parziale del sito. Pur mancando molti mesi, questo è un tema cui dedicare da subito molta attenzione, per prefigurare le migliori soluzioni finalizzate ad una ricollocazione futura, al fine di non disperdere professionalità e garantire una prospettiva lavorativa quando “i riflettori si saranno spenti” e ci si troverà ad affrontare un contesto normativo più complicato, che vede sfumare le attuali forme di sostegno al reddito, in direzione dell’ Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi).
Sul piano generale poi, l’intesa dà una botta a quanti, Sacconi e Confindustria in primis, stanno strumentalizzando il “grande evento” per precarizzare ulteriormente il mercato del lavoro; ovvio quindi che, da Letta in giù, tutti i supporter del Governo abbiano tirato un sospiro di sollievo poiché, sotto la regia del Pdl, si stava configurando l’ennesima contrapposizione di tutti contro la nostra Cgil; indicativo sotto questo profilo, il titolone in prima pagina de “la Stampa” che vede quel che non c’è: svolta sui contratti flessibili, la Cgil firma l’accordo Expo...
L’accordo, in realtà, dà una risposta procedurale alle esigenze di organizzazione del lavoro connesse all’evento espositivo, senza deroghe contrattuali e demandando a specifiche intese di categoria la definizione dei regimi di orario e di erogazione della prestazione su un sito che opererà 7 giorni su 7 e su 24 ore (!): almeno 12 di apertura e le restanti per manutenzione e rifornimenti.
Migliaia saranno i lavoratori che opereranno nel sito e nella sua catena logistica e con l’accordo che è a tutti gli effetti un accordo di 2° livello si stabiliscono le forme di assunzione ed in particolare: almeno 640 nuove assunzioni per la gestione del sito e dell’evento, che si sommeranno alla già preventivata crescita della società nel corso dei prossimi mesi. E ancora: 195 posizioni per formazione professionale o curricolare, ovvero stage effettivi, con un valido rimborso spese (euro 516,00 + tickets). Inoltre: un lascito permanente sul mercato del lavoro, attraverso la creazione e formazione di una nuova figura professionale, l’operatore grande evento. Infine, una quota di assunzioni, il 10%, è riservata ai lavoratori che in questi anni sono stati espulsi dal ciclo produttivo e si ritrovano disoccupati, cassintegrati o in mobilità.
Un focus specifico merita la questione volontariato. Esso è ricondotto nella sua corretta funzione sociale, non si presterà a “sostituire” lavoro e si tratterà di 475 persone che sosteranno nel sito per 5 ore ciascuno e per non più di 14 giorni; ovvio quindi che questo modesto numero, su 6 mesi e su un nastro orario esteso, dà una previsione complessiva di circa 18500 volontari che fa titolo giornalistico ma che in realtà è modesto (tanto più se si provano ad immaginate 475 giovani o meno giovani su un più di un milione di metri quadri).
E comunque, proprio a scoraggiare abusi, l’accordo è preciso: i volontari non saranno impegnati in attività attinenti la security, nei punti di informazione, guide e simili, in attività commerciali o a supporto di queste, in compiti inerenti appalti di servizio o alla safety o in ruoli professionali o specialistici in genere.


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