Di Luigi Codevilla, nato a Tortona (Al) il 13 luglio 1870, la polizia politica si occupa abbastanza tardi. E’ infatti solo nel 1896 (a 26 anni di età) che viene segnalato per aver manifestato contro la partenza delle truppe italiane per l’avventura coloniale in Africa. La segnalazione poliziesca avverte che è socialista e collabora saltuariamente al giornale di partito “L’Era nuova di Genova”, città in cui si trasferisce qualche tempo dopo, come sappiamo dalla relazione di quel prefetto. Dalla relazione sappiamo anche che si riconosce a Codevilla molta intelligenza e discreta educazione. Ha infatti la licenza della scuola tecnica e trae da vivere dall’impiego di contabile presso la Società di Mutuo soccorso e d’Istruzione di Sestri Ponente, che sarà sciolta nel 1898.
E’ un influente attivista socialista a livello locale ed è in corrispondenza con i maggiori esponenti socialisti (da Chiesa a Prampolini, da Ferri a Turati). Nel 1900 è segretario della Cooperativa socialista di consumo “la Sestese” , e dirige “Il Martello”, giornale socialista di Sestri Ponente. E’ un instancabile attivista e, anche se ha delle difficoltà come conferenziere, prende la parola intervenendo in ogni circostanza pubblica. Come riporta il suo fascicolo del casellario politico, “più lungamente parlò il 1° maggio (del 1899) nella piazza della stazione a Pegli ai componenti della Camera del lavoro di Sestri P.”.
In questo periodo, per la sua attività, incappa in varie denunce penali ma viene assolto dalle accuse. Nell’ottobre del 1901 lascia la direzione del giornale “Il Martello” perché si trasferisce a Milano, dove è assunto come impiegato dall’Associazione di collocamento gratuito creata dal Sindacato dei Lavoratori dell’Albergo e mensa per tutelare i lavoratori dal caporalato, vero flagello del settore alberghiero e della ristorazione, attraverso il quale i datori di lavoro sfruttavano i dipendenti.
Inizia in tal modo il suo percorso all’interno del sindacato di categoria; assume quasi subito lo spessore di dirigente sindacale e si conferma, anche qui, un’attivista ed un organizzatore di primo piano. E’ dovuta in larga parte alla sua attività la riuscita dello sciopero dei camerieri di Milano del 1902; anzi, come riporta l’informativa della polizia, “fu l’anima dello sciopero dei camerieri…” sia attraverso il suo ruolo di Segretario della Lega di miglioramento tra cuochi e camerieri, sia grazie al giornale “Il Cameriere” di cui è direttore.
In questo periodo tiene anche molte conferenze sullo stato della categoria e, quale segretario della Lega, viene inviato a Firenze per dare sostegno morale e materiale alla lotta dei camerieri di questa città. Anche questo sciopero, grazie anche al suo apporto, riesce benissimo, tanto che al secondo giorno di lotta al personale di sala si aggiunsero i lavoratori interni dei vari ristoranti e mense e molti esercizi dovettero chiudere per mancanza di personale disponibile.
I padroni per resistere allo sciopero ricorsero a tutti i mezzi: oltre che ai crumiri anche ai familiari. Tanto che si videro le mogli e le figlie servire ai tavoli, ma tutto fu inutile e le richieste di miglioramento dei lavoratori vennero accettate. Partecipa successivamente (l’8 ottobre 1902) a Genova al Congresso dei lavoratori della mensa. Nel giugno 1903 il Codevilla torna a Tortona, impegnandosi nell’attività del partito socialista, e si interrompe il rapporto di lavoro con la Lega dei cuochi e camerieri. Nel 1904 viene eletto nella Commissione esecutiva della Federazione socialista intransigente e poi nella Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Milano. La sua attività volge sempre più sul versante politico ma resta comunque attento alle vicende sindacali di categoria impegnandosi per la legge pro riposo festivo; infatti lo troviamo come oratore (insieme a Turati, Treves e Rodriguez) al comizio del 13 settembre 1905. La sua attività di dirigente politico socialista si affievolisce dopo il 1906 e sembra cessare dopo il 1909, così come l’impegno sindacale di categoria. Nel 1911 si trasferisce a Genova ed esercita l’attività di commerciante di legnami. Viene sorvegliato dalla polizia politica per tutti gli anni venti, ma l’attenzione poliziesca non cessa mai del tutto (nel 1942 vi è una informativa che attesta la residenza familiare a Genova), segno della sua costanza negli ideali di giustizia e di progresso sociale del proletariato.