Matteo Renzi, un sindaco allergico ai diritti - di Riccardo Chiari

“Renzi nemico di tutti i lavoratori”. La fotografia dei (non) rapporti fra il sindaco di Firenze e il mondo del lavoro organizzato è riassunta dal grande striscione che, nei giorni del riuscito sciopero dell’Ataf, fu affisso sui muri della sede dell’azienda di trasporto pubblico, privatizzata dal Comune. Dalla Camera del Lavoro a categorie come la Funzione pubblica e la Filcams-Cgil, oltre alle rappresentanze unitarie dei lavoratori, i cinque anni da sindaco del neo segretario Pd sono stati vissuti in una permanente rotta di collisione.
Uno scontro provocato da decisioni politiche, e prese di posizione di Renzi, apertamente in contrasto con alcune delle regole più elementari, su diritti e contrattazione. Del resto la dichiarazione del sindaco all’epoca dello scontro tra la Fiat e la Fiom sull’agibilità sindacale, quello “Io sto con Marchionne” che provocò la reazione dell’intera confederazione, è un’eloquente cartina di tornasole per capire quanto Renzi, nei fatti, sia allergico ai diritti.
Dopo il suo arrivo a Palazzo Vecchio nel 2009, la Rsu del Comune ha organizzato più scioperi e manifestazioni– con migliaia di lavoratori coinvolti - di quanto fosse successo nei vent’anni precedenti. Complici alcuni rilievi della Corte dei Conti, la ‘rivisitazione’ della contrattazione integrativa, nonostante accordi sottoscritti da tutte le parti, ha dato al sindaco il destro per tagliare una parte dello stipendio dei dipendenti, provocandone la naturale reazione. Mentre il caso Ataf, con decine di scioperi sia prima che dopo il blitz privatistico di Renzi, è ancora lontano da una soluzione positiva. Con la Rsu e i lavoratori, compatti, che a dicembre non hanno avuto timore, nonostante le immediate denunce per il mancato rispetto delle cosiddette “fasce di garanzia”, a bloccare per tre giorni il trasporto cittadino.
Alle altre vertenze nel settore pubblico (ad esempio il Maggio Musicale), si è accompagnata una fatalistica rassegnazione del sindaco di fronte alle crisi dell’industria privata. Ben riassunta dal caso Seves, storica fabbrica di mattoni in vetrocemento, i cui operai vedono lo stabilimento chiuso da più di un anno, senza prospettive di ripresa della produzione. Infine, sul fronte delle politiche per la mobilità e del commercio, il quinquennale stop renziano all’innovativo sistema tramviario è stato sempre, motivatamente, denunciato dalla Camera del Lavoro e dal suo segretario generale Mauro Fuso. Mentre il dichiarato placet di Renzi alle aperture non-stop dei negozi, ennesimo frutto avvelenato del governo “tecnico” di Mario Monti, lo ha portato in contrasto non solo con i lavoratori e la Filcams, ma con la stessa Regione Toscana.


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