Nei miei interventi al Comitato direttivo nazionale della Cgil del 17 gennaio e del 26 febbraio ho avuto occasione di ribadire le critiche che i compagni di Lavoro Società muovono all’intesa del 10 gennaio che intende applicare gli accordi siglati con Confindustria il 28 giugno 2011 e il 31 maggio 2013. Fin dall’inizio abbiamo messo in luce che il meccanismo sanzionatorio rivolto anche ai delegati mina il tronco su cui siamo seduti: i delegati e il loro rapporto diretto di fiducia e di rispetto con i loro compagni di lavoro è, per così dire, il cemento che rende solido il rapporto del sindacato con la sua base. I delegati non sono i nostri terminali: sono le nostre salde radici!
Nel prosieguo del confronto sono emerse – anche con il parere di giuristi di vaglio – ulteriori criticità che non possono essere sottovalutate. Abbiamo anche detto, da subito, che riteniamo la definizione di regole sulla rappresentanza, l’estensione al settore privato dei criteri di definizione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali (fino ad oggi in vigore solo per i pubblici dipendenti quale elemento per determinare la potestà contrattuale e di firmare accordi) un fatto positivo. Così come è positivo l’obbligo di sottoporre a referendum gli accordi stessi per poterli rendere esigibili per tutti. Questo è addirittura un passo in avanti rispetto a quanto già previsto per il pubblico impiego.
Noi di LS consideriamo, a differenza di altri, positivo anche il riconoscimento della autonomia contrattuale delle Rsu che sono espressione di tutti i lavoratori e non soltanto dei sindacati che presentano le liste!
LS ha stigmatizzato il metodo con cui si è arrivati all’accordo senza preventivo coinvolgimento dei gruppi dirigenti e delle categorie interessate, metodo che ha provocato danni e che ha leso le relazioni interne all’organizzazione.
Il posizionamento che abbiamo avuto ha corrisposto a quella che ho definito etica della convinzione. Noi camminiamo a schiena dritta e sul merito abbiamo espresso serenamente e fermamente la posizione che corrisponde al nostro sentire e alle nostre convinzioni.
Questa nostra posizione ci ha portato ad una polemica aperta verso la maggioranza della segreteria e ha provocato atteggiamenti di rottura nei nostri confronti, ma ha contribuito a correggere la posizione dell’organizzazione.
Nel Direttivo nazionale Cgil del 26 febbraio abbiamo valutato positivamente le decisioni che sono state assunte dopo un’ampia discussione nella quale la Segretaria generale ha anche riconosciuto errori nella gestione della vicenda e si è tenuto conto delle posizioni espresse oltre che da noi da tanti dirigenti della Cgil.
Il 26 febbraio non abbiamo votato sul merito dell’accordo perché su quello il CDN si era già pronunciato il 17 gennaio, ma sulle modalità della consultazione. Abbiamo votato a favore del dispositivo finale perché esso prevede la consultazione vincolante dei lavoratori sulla firma apposta dall’organizzazione sul testo unico del 10 gennaio. Questo è per noi è essenziale, perché il 17 gennaio questa possibilità era stata negata. Si ristabilisce così la modalità statutaria di verifica e approvazione degli accordi. E’ il risultato positivo di un confronto aspro e vero!
Tutto il resto è un fatto politico. La partecipazione al voto con urne distinte dei lavoratori delle categorie non direttamente interessate al fine di verificarne il consenso alla linea politica che quella intesa ha prodotto; l’impegno ad affrontare la questione delle sanzioni nella sede contrattuale alla quale si sono impegnati tutti i segretari delle categorie interessate che hanno preso la parola.
Infine, voglio essere chiaro su questo: LS ha condotto in tutti questi anni una battaglia limpida e trasparente in difesa della confederalità. Noi riconosciamo nel Direttivo confederale il luogo delle decisioni che riguardano la confederazione.
La nostra posizione, come ho detto nel mio intervento, risponde all’etica della responsabilità.