Ricordando Bruno Rastelli, dirigente militante - di Zaverio Giupponi

Bruno Rastelli ci ha lasciato l’8 febbraio dopo una malattia che ha combattuto tenacemente per continuare a svolgere con determinazione le cose che sono state il sale della sua vita: l’impegno nella Cgil e nel Coordinamento Sindacale Unitario della Cgt-Cls, che lui ha fatto nascere e portato avanti fino agli ultimi giorni.
Durante l’ultimo congresso nel 2010 mi disse: “Sono proprio orgoglioso che la Cgil mi abbia confermato, senza che lo chiedessi, come membro del Comitato di Garanzia (nei 4 anni precedenti ne era stato il presidente): vuol dire che sono considerato imparziale e che di me hanno grande fiducia”.
Di quanto abbia fatto nella Cgil, della sua militanza nella sinistra della Cgil, e del rispetto che tutti gli hanno sempre riconosciuto, hanno già scritto altri. Del Coordinamento sindacale della Cgt-Cls invece, forse pochi sanno: il primo embrione nacque per sua iniziativa a metà degli anni 70, con le riunioni dei delegati sindacali delle varie filiali della Cgt. Una delle intuizioni più brillanti è stata quella del finanziamento volontario del Coordinamento da parte dei lavoratori ottenuto in un contratto aziendale e che a oggi vede l’adesione di circa il 95% dei lavoratori. Questo ha permesso di fare i contratti aziendali (11 finora), di organizzare seminari sulla sicurezza sul lavoro e di partecipare ai momenti importanti della vita sindacale e sociale del Paese con delegazioni consistenti.
Uno dei suoi capisaldi è stata la gestione unitaria del Coordinamento. Ha sempre curato nei dettagli i rapporti unitari mantenendo collegamenti con dirigenti Cisl e Uil, rispettando sempre i ruoli e le competenze, pretendendo sempre da tutti i delegati la discussione politica, rifuggendo dal metodo della conta ma cercando sempre di spiegare e convincere fino ad arrivare, ogni volta che è stato possibile, a decisioni condivise. A me ha cambiato la vita. Da semplice delegato lo ammiravo per la sua capacità di dare la carica a tutti, di spiegare con chiarezza le cose facendo sempre il collegamento causa-effetto tra le scelte politiche e le conseguenze che ne sarebbero derivate sulle classi più deboli. Da quando poi, nel 1988, mi ha chiesto di affiancarlo nella Segreteria del Coordinamento, e ho vissuto con lui le difficoltà nel conquistare diritti, salario, nell’affrontare difficoltà in azienda e fuori, ho capito fino in fondo il suo altruismo e la sua generosità. Ha sempre cercato di aiutare i lavoratori in difficoltà. Mi ha insegnato che non essendoci purtroppo il socialismo in Italia, era necessario fare il meglio per i lavoratori nelle condizioni date.
Le aziende devono crescere e fare utili, ma di questi utili è dovere del sindacato portarne a casa il più possibile per i lavoratori perché è dalla loro opera che arrivano. Uno dei suoi impegni costanti è stato il lavoro per iscrivere i quadri aziendali al sindacato, contrastando con tutte le sue forze l’idea che i quadri fossero tutti dalla parte dell’azienda. Più quadri sono dalla nostra parte, diceva, più conosciamo l’andamento delle imprese e meno sorprese avremo per tutti i lavoratori. Tutta la parte quadri dei Ccnl dei settori del terziario e dei servizi è frutto della sua contrattazione.
Ciao Bruno, hai lasciato un segno indelebile in tanti di noi.


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