Sembrano passati mesi dal congresso nazionale della Filcams-CGIL, tanta è stata l’acqua che è passata sotto i ponti. Eppure ciò che è avvenuto nella nostra area non deve oscurare quanto di positivo è successo a Riccione. Non è mia intenzione incensare un percorso congressuale che poteva essere davvero di ascolto e confronto con i lavoratori e che purtroppo non è riuscito ad uscire da una routine, quasi liturgica, in cui peso preponderante hanno avuto i gruppi dirigenti rispetto alla base lavoratrice. Ciò nonostante la relazione con cui Franco Martini ha aperto i lavori è stata un sicuro avanzamento dei temi affrontati nel documento precongressuale della categoria, anche perché ha tenuto conto delle discussioni e delle posizioni critiche espresse nei congressi territoriali.
Ad esempio sul tema degli appalti Martini ha colto la necessità, fino a poco tempo fa mai ammessa, di affrontare il tema della reinternalizzazione dal punto di vista degli interessi dei lavoratori. Sul Testo Unico poi sono stati abbandonati toni trionfalistici, favorendo una posizione più articolata che, pur senza negare i punti di avanzamento dell’accordo (in termini di rappresentanza, potere decisionale delle Rsu e diritto dei lavoratori di esprimersi in merito agli accordi) non nasconde le criticità presenti. Su questo la linea proposta convince: campagna per l’estensione dell’accordo ai settori del terziario e fase di rinnovi contrattuali che risolvano positivamente gli elementi di debolezza del testo.
Proprio per questo in Commissione politica avevamo avanzato la proposta di dare maggior valore alla relazione, trovando però la contrarietà della ex ‘CGIL che vogliamo’ in tutte le sue attuali componenti. E per evitare il rischio di voto non favorevole al dispositivo finale della ex minoranza, su proposta della presidenza della Commissione e nonostante molti malumori, il dispositivo finale si è limitato ad “assumere”, e non ad “approvare”, la relazione di Martini.
Detto che i delegati del secondo documento hanno abbandonato il congresso non riconoscendone la legittimità, un’ultima parola, per tornare all’inizio, la merita la delegazione di Lavoro Società. Una delegazione che nonostante tutto è rimasta compatta ed è riuscita a dare voce unitaria ad una sinistra CGIL che pur provenendo da esperienze necessariamente diverse (sia di settore che regionale) non vuole piegarsi ad una tendenza generale al corporativismo e all’accentuazione degli interessi particolari, così viva nella società italiana e che non manca di presentarsi anche tra le file del sindacato.