[Questo articolo, che pubblichiamo rimaneggiato, è stato pubblicato per la prima volta e in anonimo sul numero unico “Filcams Lavoro Società” del febbraio 2011 con il titolo “La nascita della FILCAMS-CGIL]
Con l’inizio del XX secolo prende avvio la prima grande mobilitazione nazionale dei commessi per ottenere una legge che stabilisca il giorno di riposo settimanale. Una battaglia che dura anni fino alla vittoria del luglio 2007. Nel settore dei lavoratori degli alberghi, dei bar e delle mense il problema più sentito è quello del controllo sul mercato del lavoro, al fine di impedire che le fila dei lavoratori si gonfino di “intrusi” o “spostati” disposti a lavorare per paghe molto basse. Nel giugno 1902 dopo quattro giorni di scioperi i lavoratori ottengono una disciplina del collocamento.
Da un punto di vista organizzativo, i settori del terziario, ma più in generale tutti i lavoratori e per il periodo che va dal 1880 al 1925, si pongono il problema di creare strutture più ampie e unitarie. Non senza resistenze, vengono formate federazioni nazionali, si partecipa alla nascita delle camere del lavoro territoriali e nel 1906 alla Confederazione generale del Lavoro.
L’immediato primo dopoguerra vede sostanziali miglioramenti: vi sono contratti (specie al Nord) che prevedono collocamento, giornata di 10 ore di lavoro (e non più le 16-18 del periodo precedente), assicurazione di invalidità e di disoccupazione.
I progressi però vengono rapidamente cancellati dalla violenza fascista. Squadracce distruggono le sedi sindacali e i padroni, che in molti casi finanziano direttamente i fascisti, annullano tutti gli accordi. Contemporaneamente comincia a sorgere un mito che resterà indelebile per decenni. L’Urss nata dalla Rivoluzione del 1917 viene sempre più vista come la patria dei lavoratori liberi, grazie anche alle prime riforme volute dal Lenin: 8 ore giornaliere di lavoro, salario fisso, blocco dei licenziamenti.
Seguono gli anni del regime e dell’attività clandestina, coordinata alla bell’e meglio dalle due CGL clandestine, quella “esterna” in esilio ed egemonizzata dai socialisti e quella “interna” animata dai comunisti.
Sono gli anni del lavoro clandestino nei sindacati fascisti per formare nuove leve sindacali. Poi, appena la sconfitta dell’Italia fascista in guerra ne creerà le condizioni, sarà il momento della Resistenza e della Liberazione.
Lo studio della formazione del nostro sindacato mette in luce come tanti fenomeni “nuovi” siano in realtà il riemergere, dopo la sconfitta degli anni 80 del secolo scorso e la rimessa in discussione delle principali conquiste del movimento operaio del secondo dopoguerra, di problematiche che il sindacato ha affrontato nel suo sorgere e che pongono il problema di una rimessa in discussione di scelte secolari, rispetto a funzione e ruolo del sindacato sul terreno della mutualità e dei servizi, per assicurare tutele ai lavoratori precari e discontinui.
La Filcams deve e può farne tesoro…
(seconda parte)