Spesso padroni, governo e mass media attaccano i sindacati confederali, la Cgil in particolare, accusandoli di non occuparsi dei giovani, dei precari di disoccupati e di tutelare solo pensionati e lavoratori che sono occupati nelle grandi aziende sindacalizzate o nel pubblico impiego.
A questi signori basterebbe passare una mattina o un pomeriggio nello sportello accoglienza della Filcams di Milano, o in qualsiasi sede della Filcams in Italia, per rendersi conto quanti siano i lavoratori non appartenenti al pubblico impiego o alle grandi aziende che si rivolgono a noi.
Il lavoro che viene svolto dagli uffici vertenze della Filcams e della Cgil è encomiabile e spesso dà risposte concrete ai bisogni dei lavoratori che vi si rivolgono, ma questo non basta.
La funzione di un’organizzazione sindacale non può limitarsi a supportare i singoli lavoratori che si rivolgono a noi per risolvere dal punto di vista vertenziale i loro problemi. Limitarsi alla tutela individuale utilizzando gli strumenti che il diritto del lavoro e i contratti ci forniscono, in una situazione in cui i diritti conquistati vengono progressivamente erosi, non dà garanzie certe di successo: è dispendioso in termini di tempo e di risorse, non sempre fidelizza il rapporto con l’organizzazione e accredita l’idea che tutto si possa risolvere per vie legali.
Dobbiamo aver la capacità di trasformare la domanda di tutela individuale in azione sindacale. Non sempre ciò è possibile, ogni situazione va valutata attentamente, ma rinunciarvi a priori e demandare tutto ai legali oppure rispondere che le vertenze sono difficili e non si può far nulla significherebbe venire meno al nostro ruolo.
Per rendere evidente quanto sopra penso sia utile partire da un’esperienza che come Filcams milanese insieme a Filctem e Slc stiamo conducendo.
Nel gennaio scorso una giovane lavoratrice di un call center si è rivolta ad uno degli uffici vertenze della Cgil per lamentare che lei e le proprie colleghe non ricevevano lo stipendio. La risposta ricevuta è stata quella di denunciare la cosa all’ispettorato, tenendo conto che fare vertenza non conviene perché si tratta di poche settimane di lavoro per alcuni, pochi mesi per altri e vista, la situazione della loro datrice di lavoro, esisteva il rischio di non ottenere risultati.
Qualche settimana dopo per un caso fortuito (il call center in questione ha sede in un appartamento nel palazzo dove risiedo) un’altra lavoratrice ha intercettato la Filcams. Si è organizzata subito una riunione con alcuni dei lavoratori, si è ricostruita la vicenda.
In un anno sono stati 35 i contratti di lavoro attivati da quest’azienda (Mgs), che assumeva regolarmente lavoratori part time e full time al 5 livello del commercio, ma non corrispondeva loro alcuna retribuzione, né versava alcun contributo previdenziale. Per questo i lavoratori assunti, dopo periodi che variano da una settimana ai sei mesi, lasciano il lavoro dimettendosi.
La loro attività era quella di fissare appuntamenti con privati e amministratori di condomini per agenti che avrebbero venduto loro prodotti/servizi di aziende come Vodafone, Eni, Enel ecc.
Questo lavoro veniva affidato alla ditta Mgs da aziende terze che avevano rapporti con le grosse società sopra citate.
E’ stata quindi definita una strategia di azione avente come scopo:
• recuperare gli stipendi non pagati ai lavoratori che si sono rivolti a noi e più in generale a tutti coloro che hanno lavorato a Mgs;
• regolarizzare le loro posizioni contributive;
• impedire il prosieguo di attività imprenditoriali non rispettose delle leggi ma anche intervenire affinché situazioni del genere non si ripetano.
Abbiamo quindi proceduto come Filcams presentando una denuncia all’ispettorato del lavoro, all’Inps e all’Asl per violazione delle norme di sicurezza. Inps e Asl sono intervenute rapidamente confermando le nostre denunce.
In contemporanea, tramite l’ufficio vertenze, abbiamo scritto anche alle società che avevano appaltato il lavoro alla Mgs, senza ottenere alcuna risposta.
Solo quando, dopo esserci raccordati con Filctem e Slc, abbiamo scritto a Eni, Enel e Vodafone e abbiamo organizzato una manifestazione davanti al Vodafone Village di Milano la situazione si è mossa.
Vodafone ha negato qualsiasi rapporto sia con la Mgs sia con la società 2Aservice di Lecco, che ha affidato i lavori a Mgs.
Enel si è limitata, ad oggi, a dichiarare di aver affidato lavori alla 2Aservice di Lecco. Eni, invece, continua a tacere.
A seguito del nostro intervento l’Inps ha contestato alla Mgs il mancato pagamento dei contributi, l’Asl ha verificato le violazioni in materia di tutela della salute legate all’appartamento dove si svolgeva l’attività: mancanza DVR, presidi antincendio, formazione dei lavoratori ecc.
In questi giorni stiamo definendo con Mgs un programma di rientro dei crediti dei lavoratori.
Della vicenda si è occupata la stampa nazionale.
Ma questo non ci basta, noi pensiamo che aziende come Vodafone, Eni, Enel non siano esenti da responsabilità. Sono loro che, avendo scelto di affidare un lavoro ad altri, dovrebbero verificare che le aziende cui appaltano/affidano i lavori rispettino le leggi su lavoro e i principi che queste grandi imprese multinazionali sottoscrivono dotandosi di codici etici improntati alla responsabilità sociale d’impresa.
Quanto avvenuto è la dimostrazione che il sistema di affido e di controllo di appalti, lavori e servizi messo in atto da Vodafone, Eni ed Enel è inadeguato.
Abbiamo in mano i contratti tra le aziende terze che affidano alla Mgs i lavori, gli appuntamenti presi dal personale di Mgs per la sottoscrizione di contratti a favore di Enel/Eni/Vodafone.
Per questo nei prossimi giorni continueremo il nostro intervento sulle tre aziende affinché modifichino le proprie procedure sugli appalti.
Perché far sindacato non è solo accontentarsi di risolvere le questioni individuali, bensì è intervenire per impedire che giovani e non del nostro paese possano vivere esperienze analoghe.
In Cgil, nelle sue categorie, nei suoi servizi, ci sono le competenze, l’ intelligenza, la capacità e la passione per farlo. Per avere successo a volte occorre solo provarci.