Tra pensioni e tasse, il punto di vista della sinistra sindacale
Le proposte di arricchimento e miglioramento della piattaforma sulla previdenza, presentate da LS, sono le seguenti:
1) Ripristinare i 40 anni di contribuzione per il diritto alla pensione insieme alla differenziazione dell’età pensionabile per le donne.
2) Eliminare le penalizzazioni per i lavoratori precoci e introdurre una differenziazione dei coefficienti in relazione alla tipologia di lavoro, definendo e privilegiando i lavori faticosi e poveri.
3) Prevedere meccanismi di uscita anticipata, basandosi sui criteri previsti prima della legge Monti-Fornero nei casi di grave crisi e/o ristrutturazione aziendale, tenendo conto delle implicazioni/conseguenze della riforma degli ammortizzatori sociali.
4) Introdurre la copertura della contribuzione figurativa nei periodi di non lavoro/discontinuità tra un lavoro e l’altro.
5) Abbassare gli importi minimi (soglia) per raggiungere il diritto alla pensione - ad oggi 1,5 volte l’assegno sociale (447 euro) per la pensione di vecchiaia e 2,8 volte l’assegno sociale per la pensione anticipata.
6) Aumentare le pensioni minime legate all’effettivo versamento dei contributi, anche attraverso un meccanismo solidaristico all’interno del sistema stesso.
7) Estendere le convenzioni bilaterali con i Paesi ad oggi sprovvisti delle stesse, al fine di riconoscere pari diritti a tutti i lavoratori migranti (reversibilità, aspettativa di vita etc).
8) Ripensare l’assegno sociale, superando i limiti di età imposti dal governo Monti.
Riteniamo inoltre che debba essere tolto dalla piattaforma il riferimento all’estensione del silenzio assenso per quanto riguarda la previdenza complementare, essendo in contraddizione con la necessità di privilegiare la previdenza pubblica. Nell’affrontare il problema reale di come costruire una pensione economicamente migliore sul piano generale per tutti, anche attraverso la previdenza complementare, facciamo riferimento a quella parte del documento congressuale Cgil che ritiene necessario un processo di accorpamento e fusione dei Fondi, per rafforzarne il potere contrattuale e affidare a questa forma di previdenza integrativa un ruolo importante, non sostitutivo della previdenza pubblica. Una funzione che è anche di contrasto alla finanziarizzazione dell’economia e di stimolo ai processi di democrazia economica, con un ruolo negli investimenti per creare lavoro e sviluppo eco sostenibile, in coerenza con il piano del lavoro.
Veniamo ora al fisco.
1) E’ prioritario, al fine di finanziare la riduzione del carico fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, garantire una giusta redistribuzione della ricchezza prodotta e introdurre un’imposta che agisca sui grandi patrimoni e sulle rendite finanziarie e immobiliari. Va combattuta con forza l’evasione contributiva. Dal 2000 al 2014, sono stati accertati dall’Agenzia delle Entrate, debiti fiscali non pagati per un totale di 550 miliardi di euro, un’evasione fiscale dalle dimensioni gigantesche che alimenta la povertà e toglie risorse allo sviluppo del paese, creando una situazione di assoluta iniquità e ingiustizia, che rappresenta la palla al piede per le future generazioni. Inoltre l’evasione è uno degli elementi che mette in crisi la tenuta del sistema solidale e a ripartizione, favorendo la prospettiva di un sistema a capitalizzazione individuale.
2) La rivendicazione di unificare il trattamento fiscale tra il reddito da pensione e quello da lavoro dipendente va completata con la richiesta di estendere il bonus fiscale di 80 euro mensili anche a pensionati e incapienti.
3) Adeguare le pensioni in essere all’inflazione, prevedendo anche dei meccanismi correttivi che consentano una rivalutazione anche superiore.
4) Ripristinare il meccanismo della perequazione per fasce orizzontali, coprendo interamente tutte le pensioni fino a cinque volte il trattamento minimo Inps.
5) Prevedere un sistema di rivalutazione del montante, tale da rendere evidente il vantaggio del versamento contributivo, dal momento che l’evasione è sovente legata al lavoro nero e ai bassi redditi che inducono a intascare la contribuzione e a non aspettare il maturare della pensione.