Anche a livello locale, si mettono in cantiere iniziative di lotta che possono durare nel tempo, perché si intuisce che sarà una vertenza lunga e complessa. Oltre agli scioperi e alle mobilitazioni nazionali, all’Excelsior di Firenze è indetta una “Assemblea permanente” che consente all’albergo una quasi normale attività interrotta di tanto in tanto da cortei interni, comizi davanti all’albergo e iniziative varie che tengono alta l’attenzione e il sostegno della cittadinanza verso la vertenza. Per carnevale i lavoratori in lotta distribuiscono le frittelle sul lungarno ai bambini e ai passanti e per l’8 marzo nel salone dell’hotel si festeggia la ricorrenza con balli, canti e la distribuzione di mimosa a tutte le donne intervenute.
La Ciga utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione per fiaccare la lotta: dagli incentivi, offerti a chi si dimette, alle promesse di appalti per i dipendenti che creano piccole ditte, ma il grosso dei lavoratori non cede alle offerte. La tenacia dei lavoratori porta a febbraio, prima in sede ministeriale e poi in sede sindacale, ai primi incontri sindacati-azienda, ma senza grandi risultati. Saranno solo nuove mobilitazioni e l’avvicinarsi della stagione turistica che piegheranno l’intransigenza aziendale “di realizzare una massiccia riduzione degli organici, ridefinire unilateralmente una nuova organizzazione del lavoro non contrattata con aumento di carichi e ritmi, con mobilità interna, esterna e nuovi orari, a totale discrezione dell’azienda, in sostanza di spazzare via il potere di controllo e di contrattazione dei consigli di azienda che tra l’altro erano stati i più colpiti dai licenziamenti”.
Nella prima metà di aprile, dopo 120 giorni di lotta, viene raggiunta in sede ministeriale un’ipotesi di accordo, da sottoporre alla verifica delle assemblee nei posti di lavoro, che prevede prioritariamente la riassunzione dei dipendenti licenziati.
Altri punti qualificanti dell’accordo sono: a) la creazione di una società della Ciga per la gestione del servizio ristorazione ed un’altra per i servizi di manutenzione, trasporto e facchinaggio ecc.; b) una nuova organizzazione del lavoro - di carattere sperimentale da sottoporre a verifica dopo 4 mesi. Ma altamente significativa è quella relativa all’apertura di un nuovo albergo a Genova e, fortemente voluta dai lavoratori fiorentini, la riapertura del Grand Hotel.
Il 21 aprile 1986, dopo una riqualificazione e un accurato restaurato dell’immobile, riprende l’attività del Grand Hotel dopo una chiusura di circa 11 anni. Si recupera così un prestigioso simbolo della ricettività alberghiera fiorentina, che ancora oggi è un vanto della città. Sicuramente le lotte dei lavoratori sono state determinanti, ma non bisogna sottovalutare che senza la decisiva posizione della forze politiche, alla guida delle amministrazioni locali, contro la speculazione immobiliare, l’esito finale della vicenda Grand Hotel sarebbe stato sicuramente diverso.
Ma all’epoca la scelta del campo in cui stare per le forze politiche di sinistra era chiara ed univoca, a differenza di oggi. Ed è forse questo l’aspetto più importante, da cogliere da questa vertenza: la necessità di ricostituire una “nuova aggregazione politica” espressione della classe lavoratrice e dei suoi bisogni che affianchi il sindacato nella difesa dei diritti e delle conquiste superstiti, demolite proprio grazie ad un governo che si autorappresenta come “progressista e riformatore” mentre è semplicemente reazionario dal punto di vista economico-sociale e legislativo.
[quarta e ultima parte]
Per approfondimenti vedi:
“Chi s’eramo” di Francesco Critelli, editrice Consumatori, 2003, p. 131-137.
“L’Unità”, numeri vari, 1980-1982
“Borgo de Greci 3”, 1986, n. 1