Lunedì 30 marzo è stata siglata unitariamente l’ipotesi di accordo per il contratto nazionale terziario, distribuzione e servizi (Confcommercio). L’ipotesi di accordo siglata sarà sottoposta all’assemblea unitaria delle strutture e dei delegati in programma a Roma per il 14 aprile prossimo e poi alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
La firma giunge dopo che Confcommercio aveva ripreso le trattative che aveva abbandonato a giugno perché il sindacato si era reso indisponibile a rimettere in discussione la potestà contrattuale delle RSA/RSU nella gestione delle politiche degli orari aziendali.
La pretesa di Confcommercio partiva da una situazione compromessa, ma non rovinata dall’accordo separato del 2011. L’ipotesi di accordo ripristina in linea generale le condizioni previste dal contratto del 2008. L’ultimo siglato unitariamente.
L’intesa contrattuale che riguarda 3 milioni di lavoratrici e lavoratori del terziario, commercio, distribuzione e servizi, ovviamente non è fatta solo di questo, a partire dall’aumento salariale di 85,00 euro al IV livello da riparametrare per gli altri livelli e da erogare in 5 tranche.
In questi giorni che ci separano dall’assemblea nazionale dei delegati e dalla consultazione ci sarà il tempo di approfondire tutti gli aspetti positivi e negativi dell’intesa.
Per ora restano questi fatti.
La struttura portante della democrazia sindacale in azienda mantiene le sue prerogative;
il contratto nazionale resta l’autorità salariale e normativa per i lavoratori del commercio nelle aziende che afferiscono a Confcommercio e riconferma il secondo livello di contrattazione;
si è superato il vulnus del contratto separato;
si è creato un precedente positivo rispetto agli altri tavoli del commercio (federdistribuzione, confesercenti e cooperazione).