L'ombrello della "coalizione sociale" per la sinistra italiana? - di Frida Nacinovich

Per essere sociale è sociale. Decine di migliaia di persone arrivano festanti in piazza del Popolo dopo una bella camminata per le strade di Roma. Per essere una coalizione manca ancora qualcosa. Il lungo corteo che in un soleggiato sabato di fine marzo attraversa la città eterna è molto Fiom, in parte Cgil, in misura minore delle altre associazioni che girano nell’orbita della variegata sinistra italiana. E poi ci sono i cosiddetti indipendenti di sinistra, quelli che una volta votano Pd, la volta dopo Sel, l’altra ancora Grillo. Italiane e italiani attenti all’evoluzione politica e sociale del paese. Quelli che non si perdono una parola di Rodotà e ascoltano con interesse le testimonianze di studenti, precari, operai che si alternano sul palco. Quelli che ancora leggono i giornali, li commentano in casa, durante le pause di lavoro, e dopo un anno di governo Renzi non sono soddisfatti dello stato delle cose. Una sinistra consapevole, magari un po’ compassata ma a suo modo determinata. La coalizione sociale di Landini non è e non vuole essere un partito, sembra piuttosto uno di quei “corpi intermedi” che hanno contribuito alla crescita del paese, confrontandosi e spesso scontrandosi con il potere ufficiale. Per chiarire, un “corpo intermedio” che raggiunse il suo obbiettivo fu la Cgil di Cofferati, che costrinse Berlusconi a fare marcia indietro sull’articolo 18. Landini non è Godot, il segretario generale dei metalmeccanici è e vuole restare un sindacalista. Una delusione per la sinistra politica, che anche e soprattutto per proprie colpe si è affannata negli ultimi anni a cercare nella salvifica figura di un leader carismatico la soluzione-scorciatoia alla sua difficoltà di elaborare un convincente progetto politico, sociale ed economico. Ma nella massa critica evocata da Landini c’è spazio per tutti coloro che credono nel cambiamento rispetto a un presente che Renzi dipinge come unica condizione possibile dell’esistenza. L’ombrello della coalizione sociale ripara tutti gli attuali partiti(ni) della sinistra, e anche quei (pochi) esponenti del Pd che non condividono le scelte del loro segretario. Almeno cinquantamila persone in piazza, non molti under trentacinque. Certo, con pochi o punti soldi in tasca è difficile pensare di investire 20, 30, anche 50 euro in una sola giornata. Ma non è solo questo, c’è anche da fare i conti con la profonda disillusione di chi, dal pacchetto Treu in poi, ha visto progressivamente precarizzato il proprio orizzonte lavorativo e quindi di vita. Nei suoi cento passi, Impastato guardava ben più lontano della distanza che lo separava dalla casa del capomafia locale. Lo ammazzarono perché avevano capito il senso della sua ribellione civile. I giovani del 2015, se ne avranno la forza, dovranno fare altrettanto. Intanto in piazza del Popolo risuonano proprio le note dei Modena City Ramblers “uno, due, dieci, cento passi...”.


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