Scioperare è difficile. Ma è necessario - di Giorgio Ortolani

“Rinnovare il contratto del turismo è un imperativo. Per farlo non bastano i richiami all'interesse del paese: dobbiamo impegnarci nel ricostruire i rapporti di forza favorevoli”


Il contratto del turismo è ormai scaduto da 25 mesi. Tre scioperi generali, l’ultimo dei quali il 15 aprile, non hanno smosso FIPE che, contrariamente alle associazioni datoriali della ristorazione collettiva (ANGEM e ACI), continua ha rifiutare ogni serio confronto con le OO.SS. per il rinnovo del contratto.
E’ in questo quadro che Filcams, Fisascat e Uiltucs di Milano hanno deciso di far propria la richiesta, formulata da diversi delegati del settore riuniti in un affollato attivo, di definire forme di lotta che costassero poco e che le aziende non potessero vanificare.
In occasioni di scioperi nazionali le aziende organizzano i turni di lavoro in quella giornata evitando la presenza dei delegati, fanno in modo di coprire i turni con lavoratori a termine, interinali e voucher.
Questo modo di agire, che difficilmente si riesce a contrastare efficacemente, sta ingenerando in diversi lavoratori e anche iscritti alle OO.SS. l’idea dell’inutilità dello sciopero come forma di lotta efficace per la soluzione dei problemi. Spesso a scioperare non sono neppure tutti gli iscritti alle organizzazioni sindacali.
Gli stessi nostri iscritti, sia quelli che sollecitano sempre il sindacato ad azioni di lotta prolungate, a scioperi generali, così come quelli che sono iscritti alla Filcams perchè li abbiamo aiutati nel momento del bisogno o fornendo servizi, non partecipano agli scioperi.
Ogni ragione è buona per non scioperare: “Non si ottiene mai nulla” (se veramente fosse così, chissa perché governo e padroni da decenni si affannano a tentare di toglierci i diritti che si sono conquistati, con gli scioperi, negli anni scorsi?), “si perdono troppi soldi”, “l’azienda ci guadagna”, “lo faccio solo se scioperano tutti” ecc.
Noi, ovviamente, non la pensiamo così, ma dobbiamo fare i conti con un pensiero che sta acquisendo sempre più consenso nei luoghi di lavoro.
Le iniziative che stiamo promuovendo unitariamente a Milano hanno proprio il compito di convincere i lavoratori che lo sciopero è e rimane uno strumento utile.
Hanno iniziato i lavoratori di Mc Donald’s a Cassano, poi altre realtà.
Ho avuto l’opportunità di essere presente sia l’8 maggio, quando dalle 12.30 alle 13.30 sono stati i lavoratori di Mc Donald’s di piazza San Babila a Milano ad incrociare le braccia, sia il 19 maggio, quando dalle 12 alle 13 lo hanno fatto quelli dell’autogrill Rho sud.
Chi vuole può rivedere i video sul sito di repubblica o su www.filcamsmilano.it: noterà l’allegria dei lavoratori che uscivano uno per uno dal loro posto di lavoro per rivendicare il diritto al rinnovo del proprio contratto di lavoro.
Durante gli scioperi solo una dipendente ha lavorato insieme al direttore a San Babila e solo il direttore ha lavorato a Rho sud. Pochi minuti dopo la fine dei quest’ultimo sciopero ho ricevuto un sms che comunicava che alle 13 sarebbe iniziato uno sciopero analogo all’autogrill Stura ovest (in provincia di alessandria)
Quest’esperienza induce alcune considerazioni. In primo luogo, le Rsa di quelle realtà lavorative hanno avuto la capacità di convincere e coinvolgere i propri colleghi in una azione di lotta che ha dimostrato la capacità di ottenere consenso. Quindi, dall’evoluzione della vertenza sul CCNL, la riuscita dell’iniziativa li renderà più autorevoli nel condurre qualsiasi trattativa, anche locale, con i responsabili dell’azienda. Perchè quest’ultima sa che in quella realtà produttiva non c’è solo un bravo o una brava delegata, ma ci sono lavoratori disposti a lottare. Aggiungo che se iniziative del genere si diffondessero nelle prossime settimane in giro per l’Italia, e toccassero le catene dove il sindacato è presente, pensate che FIPE continuerebbe a tenere la posizione di chiusura nei confronti del rinnovo contrattuale?
L’iniziativa dello sciopero improvviso nell’ora di punta, infine, ha meritato un’attenzione mediatica che per Milano e non solo è stata quasi maggiore rispetto a quella dedicata in occasione dello sciopero generale di otto ore. La notizia e il video pubblicati da repubblica.it hanno registrato 21.000 condivisioni, ovvero 21.000 lavoratori/persone l’hanno ritenuta meritevole di essere ritrasmessa e pubblicata sulle loro pagine facebook. Quando una notizia ottiene 3.000 condivisioni su repubblica.it ha ottenuto un successo: lo sciopero di Mc Donald’s ha registrato inoltre oltre 54.000 ‘mi piace’. Credo che diversi tra coloro che hanno condiviso la notizia e hanno espresso ‘mi piace’ siano lavoratori che hanno lavorato o lavorano tuttora in Mc Donald’s, in Autogril, in My Chef o Chef Express ecc. Spetta a noi, al sindacato, dare loro l’opportunità non solo di condividere o esprimere un ‘mi piace’ per uno sciopero dal telefonino, ma diventare anch’essi protagonisti della battaglia per ottenere il rinnovo del contratto nazionale del turismo.
Il contratto dei pubblici esercizi riguarda più di 700.000 addetti: sono le lavoratrici e i lavoratori di ristoranti, bar ecc., con il proprio lavoro 7 giorni su 7, spesso per 24 ore al giorno nelle città, aeroporti, stazioni, autostrade... Garantiscono i servizi a milioni di persone.
Dobbiamo far di tutto per rinnovare il contratto del turismo. Per farlo, di fronte ad una controparte come FIPE, non bastano i richiami all’interesse del paese, alle necessità dei lavoratori: dobbiamo impegnarci nel ricostruire i rapporti di forza a noi favorevoli.
Per farlo occorre convincere i lavoratori della necessità di organizzarsi collettivamente aderendo al sindacato e ogni tanto di lottare uniti, così hanno fatto i delegati di Mc Donald’s e di Autogrill che hanno scioperato.
Non lasciamoli soli.


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