Scuola, gli addetti ai servizi pagati nove mesi su dodici - di Giorgio Ortolani

Tra pochi giorni finirà la scuola. Studenti, insegnanti, personale non docente attendono con gioia le vacanze o la minor attività conseguente alla chiusura.
Per le addette ai servizi in appalto (ristorazione, pulizia e ausiliariato) invece si preannunciano mesi senza alcun reddito, visto che non vengono retribuite durante la sospensione estiva.
Il loro contratto (part time a tempo indeterminato con sospensione) non consente di accedere ad alcun tipo di ammortizzatore sociale; contrariamente a quanto accade per gli stagionali e per i lavoratori a tempo indeterminato che in caso di riduzione in alcuni periodi dell’attività lavorativa possono accedere alla cassa integrazione, o agli stessi disoccupati che ricevono sussidi in base alle giornate di lavoro e alcuni vincoli contributivi.
Lavoratori e lavoratrici degli appalti scolastici nel periodo di sospensione estiva non ricevono neppure gli assegni familiari, né vengono loro riconosciuti contributi figurativi.
Eppure si tratta di alcune decine di migliaia di lavoratori, in stragrande maggioranza donne, che tutti i giorni garantiscono servizi essenziali, i cui committenti sono Comuni che spesso stentano a rispettare gli stessi contratti nazionali.
La gran parte di loro lavora tre ore al giorno, i tempi di trasporto per alcune arrivano al 30-50% del tempo lavorato. Chi ha il contratto dei multiservizi può vedersi l’orario giornaliero di lavoro diviso in più periodi con conseguente aumento dei tempi di trasporto.
Anche dal punto di vista pensionistico sono penalizzate: per maturare 40 anni devono lavorarne 50. Così non è per chi lavora anche meno giornate di noi all’anno, ma le ha distribuite in modo diverso o che può usufruire di ammortizzatori sociali nei periodi in cui non è chiamato a prestare la propria età lavorativa.
Renzi e Poletti sbandierano la volonta di estendere gli ammortizzatori sociali e altri contributi a chi ne è privo. I lavoratori degli appalti scolastici ne sono privi per 2-3 mesi all’anno.
Dedicare attenzione a questi lavoratori, chiedere al Governo un intervento mirato credo sia un compito della Filcams e più in generale di tutte le organizzazioni sindacali attente ai problemi dei lavoratori.
Ricordo che queste lavoratrici, pur se formalmente garantite in quanto assunte a tempo indeterminato, in realtà sono lavoratrici povere che in molti casi non hanno neppure benificiato degli 80 euro di Renzi, non raggiungendo gli 8.160 euro di reddito annuale.


Email