Se il luglio degli italiani è caldissimo, quello di Matteo Renzi è addirittura bollente. Il presidente del Consiglio non se la può nemmeno cavare come faceva Umberto Bossi, le cui canottiere hanno fatto scrivere pagine di storia politica italiana. Con il completino blu aviazione che gli piace tanto, il premier deve affrontare la riforma del Senato e quella della scuola. E già questi sono due scogli sui quali la barca del governo rischia di incagliarsi. Per giunta, in quella che può essere definita “normale amministrazione”, nell’agenda di palazzo Chigi ci sono altri provvedimenti che possono provocare fibrillazioni, una volta sul tema dei diritti civili che fanno venire sempre il mal di pancia agli onorevoli più “devoti”, un’altra su un’economia del paese che riparte solo nei sogni del governo e sulle pagine dei suoi numerosi house organ, passando per la controversa riforma della Pubblica amministrazione e il ridisegno della Rai. Il governo dovrà sudare sette camice - qui il meteo non c’entra - e concedere qualcosa. Il Renzi 2 ha il motore imballato.
Dopo la sconfitta delle amministrative, il premier twittante vuole - fortissimamente vuole - portare a casa la riforma di palazzo Madama. Lo scorso anno, reduce dal successo delle europee e con Forza Italia ancora fedele al patto del Nazareno, Renzi aveva faticato non poco per avere il via libera del Senato alla prima lettura delle riforme costituzionali, ed è quindi facile intuire quanto possa essere complicata ora la partita. Peraltro, il percorso a ostacoli del governo non si limita alle riforme, ormai su tutti i principali provvedimenti le opposizioni (anche interne al Pd) fanno sentire la loro voce. All’epoca del Renzi 1 non era successo.
A scaldare ulteriormente la temperatura, il caso Grecia. Nelle cui pieghe il presidente del Consiglio è rimasto impigliato con l’endorsement senza condizioni a sostegno di Angela Merkel. Mossa tardiva, alla resa dei conti sbagliata, e foriera di ulteriori critiche, malumori, contestazioni vere e proprie. Errare è umano, il premier di Rignano sull’Arno sta abusando dell’antica massima. Si è buttato mani e piedi avanti, convinto di trovare l’acqua, per ritrovarsi dolorante su un fondale basso e limaccioso. Sostenere di questi tempi la Germania ipermonetarista è come tagliarsi le ali di una possibile ripresa economica. Ma l’inquilino di palazzo Chigi, evidentemente, non è uno studente che impara dalle lezioni ricevute. Comprese quelle che gli hanno impartito insegnanti e professori della scuola italiana, mobilitati ormai da mesi contro la cosiddetta “buona scuola” renziana, slogan diventato subito un boomerang per palazzo Chigi. Le ultime notizie non sono tranquillizzanti, il senato dei consiglieri regionali nominati dall’alto non piace neanche a una parte del Pd, ben più ampia della minoranza “storica”. Non sta piovendo, ma i tuoni che rimbombano nei palazzi istituzionali sono particolarmente fragorosi.