Sul nuovo sistema elettorale, nato dal patto del Nazareno fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, è partita la corsa del referendum. Anche se l’italicum può ancora teoricamente essere modificato nel corso dei passaggi parlamentari, il Coordinamento per la democrazia costituzionale non ha atteso le mosse del governo. Ed ha presentato alla Camera, e poi depositato presso i Tribunali dei capoluoghi dei distretti di corte d’Appello, un documentato ricorso. Tendente a “smontare” i due principali aspetti del discusso disegno di legge, fra loro strettamente legati.
Nel mirino dei referendari c’è principalmente il premio di maggioranza, automaticamente concesso alla lista che riesce a conquistare il 40% dei voti, e tale da assicurare la comoda maggioranza di 340 deputati su 630 a Montecitorio, nell’unica assemblea legislativa superstite dopo la prevista trasformazione (cancellazione?) del Senato in camera delle autonomie.
Secondo punto contestato dal Coordinamento, l’eventuale ballottaggio fra le due liste più votate nel caso di un mancato raggiungimento della soglia del 40%. Per i referendari è impensabile, e va corretta, la previsione che il secondo turno scatti senza soglia, anche per un partito che dovesse fermarsi al 25% delle preferenze del corpo elettorale. Di qui la richiesta di abrogare sia il ballottaggio, che l’ennesima forzatura messa in cantiere dei capilista bloccati, e delle pluricandidature previste nelle pieghe dall’italicum.
Nel Coordinamento per la democrazia costituzionale c’è anche Felice Besostri, l’avvocato che con il collega Aldo Bozzi e altri 25 ricorrenti è riuscito a convincere la Consulta della palese incostituzionalità del “porcellum”, la legge elettorale elaborata nel 2005 da Roberto Calderoli, utilizzata nelle ultime tre elezioni politiche. A far parte del Coordinamento ci sono fra gli altri anche Gustavo Zagrebelski, Massimo Villone, Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare e Alessandro Pace.
Si tratta in altre parole di un consistente gruppo di studiosi della Costituzione repubblicana, che giudicano pericolose per la democrazia parlamentare italiana le previsioni dell’italicum, legate con le altre disposizioni di revisione costituzionale contenute nel disegno di legge Boschi. A sostenere le ragioni del Coordinamento un lungo elenco di associazioni, Libertà e Giustizia in testa, e le tre forze di opposizione parlamentare del Movimento 5 Stelle, della Sinistra italiana e di “Possibile” di Pippo Civati.
Domenico Gallo, anche lui fra i promotori del Coordinamento, ha fatto da portavoce del gruppo di giuristi, ponendo l’asticella nella primavera del 2017. Questo significa dover raccogliere entro l’estate 2016 le 500mila firme necessarie, per votare il referendum fra il 15 aprile e il 15 giugno 2017, dopo il via libera della Consulta.