E se è una femmina si chiamerà ‘sinistra italiana’. L’annuncio del lieto evento viene dato in un teatro romano, troppo piccolo per accogliere tutti quelli che hanno voluto esserci. Va a finire che l’iniziativa dei gruppi parlamentari di Sel, ex Pd, l’ex pentastellato Francesco Campanella, diventa anche un happening in strada. Meno male. Perché, diciamo la verità, le convention di onorevoli saranno anche belle. Ma la piazza è un’altra cosa.
Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre si rimboccano le maniche della camicia, escono dal teatro Quirino ed arringano masse e giornalisti rimasti fuori per “motivi di sicurezza”. I vigili del fuoco non hanno voluto sentir ragioni. In strada c’è anche Nicola Fratoianni, che ironizza sulla scelta, sbagliata, di uno spazio insufficiente ad ospitare la sinistra parlamentare italiana. Complice il caldo sole dell’estate di San Martino, la location, nel cuore di Roma, pochi metri dal parlamento, la gauche tricolore sembra più attraente del solito. C’è voglia di stare insieme, non era scontato. C’è la convinzione di pesare politicamente, con le proprie idee, non capitava da un bel po’ di tempo a questa parte.
La prima immagine della sinistra italiana è sufficientemente allegra per avere qualche speranza. C’è voglia di darsi da fare, di smentire chi, come Matteo Orfini, ha subito accusato i partecipanti di essere “salottieri e votati al minoritarismo”. Si fa politica, e questo è forse il dato più importante. Prova ne sono le aperture di Fassina al movimento cinque stelle in vista delle comunali di Roma. Ma i pentastellati, si sa, sono dei solitari: pensano che due partiti siano già un assembramento sedizioso.
Telecamere e taccuini in quantità hanno seguito la giornata del Quirino. Il Palazzo, a Roma, non passa mai di moda. Poi però nel teatro ci sono altre ottocento persone, che del Palazzo non fanno parte. E fuori altre cinquecento che non sono riuscite ad entrare e restano per strada, in piedi. Qualcuno intona Bella ciao. Ed è sempre un po’ emozionante. I critici potranno sempre eccepire che non tutta la variegata sinistra politica italiana sia presente al Quirino. Mancano i possibilisti di Pippo Civati. E Maurizio Landini ha troppo da fare per la manifestazione nazionale, non solo Fiom, del 21 novembre. Ma da qualsiasi angolatura la si guardi, la novità c’è. Una sola voce per due gruppi parlamentari autonomi, trenta deputati e dieci senatori, per criticare le politiche e opporsi al governo Renzi. Da sinistra. Anche chi non c’era si è comunque detto interessato all’esperienza appena avviata. Vecchie figurine e nuove entrate, nel lungo cammino della sinistra italiana. La storia è alla sua prima pagina. Altre ne dovranno essere scritte. Alla fine della giornata sono baci, abbracci e strette di mano. E mi raccomando, sentiamoci domattina. Non perdiamoci di vista.