Nei prossimi tre mesi la CGIL sarà impegnata in una consultazione straordinaria delle iscritte e degli iscritti per chiedere di condividere la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, ovvero il nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per sostenerla, e per la formulazione di specifici quesiti referendari, chiederemo un mandato, trattandosi di una proposta sui diritti fondamentali del lavoro che, ispirandosi ai principi della Costituzione, deve fare i conti con leggi contro il diritto del lavoro come il Job’s act.
E’ una sfida che si accompagna alla qualitativamente alta proposta unitaria sul modello contrattuale, che valorizza il CCNL e innova gli strumenti contrattuali e la democrazia partecipata. Si esce dunque dalla difensiva e si apre una nuova fase rispetto al contesto politico e sociale difficile e a noi sfavorevole. Dovremo coinvolgere tutto il mondo del lavoro e non solo, con una campagna diffusa di assemblee e un coerente impegno organizzativo da parte della confederazione e delle categorie, che sono essenziali. Occorre costruire consenso, consapevolezza e partecipazione attorno alle necessarie mobilitazioni.
L’obiettivo è ambizioso: far diventare la Carta una legge d’iniziativa popolare per ridare dignità a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e centralità al lavoro, al diritto alla salute e alla sicurezza, al salario giusto e a un’occupazione di qualità. L’intento è riequilibrare il rapporto tra capitale e lavoro per tutelare la parte più debole, togliendo spazi discrezionali e centralità all’impresa, all’insegna della giustizia e del diritto nel e del lavoro.
Pensiamo a un “Nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori” che, assumendo come punto di forza la conquista storica della legge 300 del 1970, punti a ricomporre il mondo del lavoro di oggi diviso e frantumato, e ad estendere nuovi diritti alla tante forme di lavoro dipendente e non, oggi prive di tutele e diritti universali.
L’estensione a tutti i luoghi di lavoro dei diritti dello Statuto è da sempre un obiettivo nostro e della sinistra sindacale; ricordo l’impegno nella raccolta di firme per il referendum popolare per la cancellazione del limite dei 15 dipendenti. Già allora percepivamo, di fronte agli attacchi, la necessità di uscire dalla difensiva allargando le tutele a tutti.
I diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e dallo Statuto non potevano essere negati, come se fossero privilegi, a milioni di persone che lavoravano in aziende sotto i 15 dipendenti. Questo era il senso dell’impegno dei promotori di quel referendum, perché i diritti sono tali se non sono prerogativa di pochi, mentre al contrario il padronato e i governi di centrodestra si sono impegnati per la loro cancellazione, anche se a riuscirci è stato il governo Renzi. Il tempo ci ha dato ragione.
In questi anni è venuta avanti un’ideologia mistificante e reazionaria secondo la quale i diritti e le conquiste del movimento operaio sarebbero i problemi dell’Italia e le ragioni del mancato sviluppo, dell’aumento della disoccupazione, in particolare giovanile, della mancanza di investimenti. Si è chiesta e ottenuta dal governo attuale la libertà di licenziare senza giusta causa togliendo anche la forma giuridica al lavoro, oltre a non garantire occupazione.
Quel referendum sull’estensione dell’articolo 18 fu sottoposto a un forte boicottaggio informativo e all’indicazione generalizzata di astensione dal voto di quasi tutti i partiti e degli altri sindacati confederali, con la sola eccezione della CGIL che diede indicazione di votare ‘Sì’. Il 15 giugno 2003 votarono comunque circa 11 milioni di cittadini, il 90% dei quali scelse per il ‘Sì’. Noi c’eravamo e ci siamo oggi, impegnati con la nostra CGIL a conquistare la Carta dei diritti.
Qual è lo scopo e l’obiettivo della Carta dei diritti? Restituire dignità e democrazia al lavoro mortificato, denigrato, disconosciuto negli ultimi anni da interventi legislativi sostenuti dal governo e dal fronte padronale.
Si vuole, con la “Carta”, ricomporre il mondo del lavoro, ricostruire partecipazione e democrazia, restituire funzione alla contrattazione a tutti i livelli facendo i conti con il libro bianco del 2001, ripristinare quanto era previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sul licenziamento disciplinare e discriminatorio.
E’ una sfida di lungo periodo che interessa la condizione lavorativa e la democrazia del paese, e che deve accompagnare il nostro impegno sugli altri fronti come le pensioni, i contratti da conquistare. Con la Carta dei diritti si difende e si applica la nostra Costituzione, si dà attuazione al testo unico sulla rappresentanza, valorizzando la democrazia diretta, la rappresentanza sociale, il pluralismo insieme alla nostra identità programmatica di sindacato generale.