Al locale comitato “No tunnel Tav” quasi non ci credevano: anche l’autorità anticorruzione schierata, per bocca di Raffaele Cantone, contro una delle due grandi opere - inutili e dannose - che sta facendo discutere Firenze da anni. Fra contestazioni di ogni genere. Fin dagli anni 90 del secolo scorso. Con danni ambientali certificati in nel Mugello. Inchieste di disarmante chiarezza in merito alla “logistica”, patologica, della grande opera. Una consapevolezza sempre più diffusa della sua sostanziale inutilità, a fronte di spese assai ballerine.
Sul punto, Cantone non ha eluso particolari. “Ha descritto in maniera chirurgica il quadro disastroso del sottoattraversamento Tav – sintetizzava il testimone oculare e consigliere regionale Tommaso Fattori - non è stato reticente e non ha minimizzato: si sarebbe dovuto avviare un processo partecipativo che non c’è stato. Deve essere fatta una valutazione di impatto ambientale che non viene fatta. Non è stata mai risolta la questione preliminare dello smaltimento delle terre di scavo, che sono da considerare ‘inequivocabilmente rifiuti’. C’è un problema di sicurezza per le gallerie”.
Per giunta, la magistratura contabile indaga per danno erariale. E la stessa autorità anticorruzione segue attentamente – non appare chiara la situazione di Nodavia, dopo la cessione delle quote della fallita Coopsette - il lunghissimo iter della grande opera, approvata a Palazzo Vecchio nell’ormai lontano 1999.
Eppure si va avanti: “Ai Macelli – conferma l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana Raffaele Gentile - i lavori procedono con una certa regolarità”. Lì dove si sta costruendo, a non più di un chilometro dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, nel più classico nonsense di un equilibrato rapporto fra mobilità e urbanistica, il grande scalo sotterraneo destinato ai treni superveloci.