Questioni di quorum, come sempre accade in questo paese quando i cittadini sono chiamati a esprimere direttamente la loro opinione. La tagliola di una partecipazione che deve essere del 50% più uno di tutti gli aventi diritto al voto è uno scoglio quasi insormontabile. Negli ultimi vent’anni, solo in due occasioni lo scoglio è stato superato: è successo con i referendum costituzionali del 2006 (quello che impedì al governo Berlusconi-Fini di violentare la Carta fondamentale della Repubblica), ed è successo nel 2011 con i referendum per l’acqua pubblica e conto il nucleare. Anche se in questo ultimo caso, sull’acqua pubblica, i governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi se ne sono bellamente fregati del giudizio del popolo, che pure dovrebbe essere sovrano.
Cosa succederà il 17 aprile? Non è una notizia che il Pd sia diviso al suo interno sull’approccio alla consultazione, e anche sulla scelta di merito. Il presidente del Consiglio - che tanto vorrebbe somigliare a Bettino I - confida nella bella stagione ed invita ad andare al mare. Che classe. Una parte del partito, quella di non stretta osservanza renziana - ha invece fatto sapere che si deve andare a votare. Anche se, nel merito, c’è chi voterà no (Bersani), e chi sì (il governatore pugliese Emiliano, quello toscano Rossi). Insomma, il solito Pd. A votare non andranno sicuramente le destre, di ogni ordine e grado, dalla Lega a Fratelli d’Italia, da Forza Italia ad Alleanza popolare ed Ncd. All’opposto la variegata e conflittuale sinistra italiana e il Movimento cinque stelle voteranno sì all’abolizione della legge che permette ai petrolieri di continuare a trivellare il mare in cerca dell’ex oro nero. Nota a margine (ma nemmeno troppo): con la caduta delle ideologie propagandata a ogni piè sospinto dal partitone tricolore di Renzi, Boschi, Orfini, Bersani, Speranza, ecc..ecc.. anche i temi ambientali sembrano finiti nel calderone della roba vecchia, poco smart, da rottamare. Meditate gente, meditate.