Sabina Bigazzi, delegata nel pulimento, entra in FILCAMS CGIL nel 1999. A Firenze ha seguito il settore Vigilanza per 7 anni; fin dal suo ingresso nel settore ha sempre fatto parte della delegazione trattante del CCNL. Nel 2006 è entrata a far parte dell’apparato politico nazionale della FILCAMS. Dal 2012 ha la responsabilità del settore su delega della Segreteria.
Le guardie giurate, per i cittadini, sono coloro che stanno davanti alle banche e ai supermercati spesso con divise “bombate” e il pistolone alla cintura, quelle che formano un nugolo intorno alle casse continue quando ritirano gli incassi e montano guardinghe sui mezzi portavalori. Quando passa un film in bianco e nero alla tv è invece la guardia giurata in bicicletta che la sera lascia i bigliettini nella serranda del negozio. Quanto questa immagine descrive la realtà del settore e il lavoro degli addetti?
Il settore è profondamente cambiato negli ultimi 10 anni ed il cambiamento ha subito una accelerazione negli ultimi anni. Le nuove tecnologie e le mutate necessità di sicurezza ci parlano di un settore sempre più specializzato e sempre più professionale, basti pensare alla sicurezza in ambito portuale ed aeroportuale, e allo stesso trasporto valori per il quale le conoscenze tecnologiche richieste sono crescenti ed in continua evoluzione. Il rapido mutamento richiederebbe investimenti importanti da parte delle imprese proprio in termini di qualificazione e riqualificazione. Questo avrebbe consentito un diverso rapporto con il mercato del settore. Invece la miopia delle imprese le ha spinte a perseguire una costante compressione del costo del lavoro per stare sul mercato (ma in realtà le ha portate solo a subirlo). In sostanza, se non saranno capaci di invertire la marcia, non possono che essere destinate all’autodistruzione.
Veniamo da una stagione di accordi separati e dal proliferare di contratti, ma ora la piattaforma è unitaria…
Questo, per il settore, è il momento delle scelte: dove vuole stare, ma soprattutto dove vuole andare? E’ stata la consapevolezza di essere arrivati a dover inevitabilmente sciogliere questo nodo, pena l’auto distruzione che dicevo, a convincerci che l’unica strada era una ricomposizione unitaria. Scelta non facile: la rottura fra le OO.SS, e per una volta non era la FILCAMS a stare fuori, fu molto aspra. Tuttavia abbiamo deciso che era necessario un forte segnale alle nostre controparti. Peraltro la piattaforma che abbiamo portato al voto di lavoratrici e lavoratori, e che è stata approvata lo scorso 21 luglio dall’assemblea unitaria, non è un insieme di dichiarazioni generiche molto diplomatiche per non urtare la sensibilità di ognuno di noi. Ci ha riunito invece un progetto per il futuro del settore.
Pensiamo ad un CCNL che ricostruisca la filiera della sicurezza, ricomprendendo GPG e “passivi”, stewards e buttafuori in un unico campo di applicazione. Da questo deve derivare una unica classificazione del personale, dove le singole figure, le singole professionalità devono trovare il giusto spazio ed il giusto riconoscimento economico. Nella nostra idea ciò consentirà, da una parte di valorizzare le crescenti specializzazioni richieste alla Vigilanza Privata, dall’altra di “includere” in un contenitore unico, e di valorizzare quindi, anche quelle figure ad oggi di serie b, anche e soprattutto da un punto di vista retributivo. Il nostro è un progetto ambizioso, ma è l’unico che possa dare un futuro al settore. Noi abbiamo la consapevolezza che siamo giunti al momento di fare scelte coraggiose di svolta, altrimenti non ci sarà un futuro per il settore, e si deve anche agire rapidamente.
Nel contratto precedente la scelta che facemmo fu quella di creare un impianto normativo molto serio e solido, cercando di crear comunque un contenitore attrattivo per le imprese. Come hanno reagito?
Il nostro problema è la miopia delle nostre controparti, che spacceranno per grande innovazione e modernità la riduzione dei diritti e delle retribuzioni (malattia, flessibilità), cose vecchie come il mondo e che la storia recente ci dimostra non aver prodotto alcun risultato efficace. Fra le associazioni c’è anche chi ha promesso ai propri associati di non avviare affatto la trattativa, pensando che l’immobilismo non produca aumenti di costo e quindi consenta loro di restare a galla. Eppure questo sarebbe il momento delle scelte.