Federdistribuzione e Carrefour legate a doppia mandata
Come fosse una scure, è stata letteralmente scagliata la comunicazione - alle organizzazioni sindacali - di un importante esubero nel settore Iper: circa 600 dipendenti e la contestuale chiusura di almeno 2 Iper nel Nord Italia (sono tre i formati Carrefour oltre agli Iper: Gourmet, Urbano, Attrazione).
Le cifre diffuse riferiscono di forti perdite e di un eccessivo costo del lavoro (va sottolineato che nel primo trimestre del 2016 il fatturato globale di Carrefour è aumentato del 5% superando i 20 miliardi di dollari).
In Italia, la dirigenza mostra un problema: i lavoratori. Negli ultimi anni il confronto/sfida con l’azienda si è basato sull’organizzazione del lavoro e sul mantenimento del contratto integrativo aziendale (sempre più povero nei contenuti). Il nodo non è riconducibile a strategie errate di confronto da parte delle OO.SS. bensì alla poca chiarezza e trasparenza di un’azienda che ha sempre dichiarato (verbalmente e per iscritto) di voler mantenere inviolato il livello occupazionale, ma che di fatto ha sempre remato in senso contrario, dimostrando inoltre di avere poche idee e per lo più confuse su quelle che dovranno essere le strategie di mercato future.
Ne sono testimonianza l’ennesima procedura di licenziamento dichiarata, la cessione di alcuni punti vendita a piccoli privati e la chiusura di alcune unità produttive. L’inserimento dei lavoratori somministrati non è solo servito all’abbattimento del costo del lavoro (che di fatto non si è verificato), ma anche alla frammentazione dei lavoratori dipendenti.
Precisando meglio, là dove un turno di lavoro prevedeva 15/20 dipendenti ora ne prevede la metà, distribuiti nelle 14 ore: piccoli gruppi spaesati ed affogati nelle mille e mille operazione giornaliere da espletare.
Verrebbe spontaneo chiedersi come mai una multinazionale così “attenta” alle esigenze della propria clientela non lo sia altrettanto nei confronti dei propri dipendenti, se non fosse già chiara la risposta. Oggi in un market di tipologia Gourmet puoi farti preparare un frullato fresco, puoi mangiare sushi comodamente seduto nell’area relax o comprare prodotti d’eccellenza.
Federdistribuzione e Carrefour sono due entità legate a doppia mandata, praticamente un’unica figura nell’estenuante trattativa del rinnovo del contratto ormai scaduto da anni. E’ chiaro che tanto più riescono ad ottenere i “francesi” tanto più otterranno i vari Auchan, Sma, Pam, Panorama e via discorrendo. Chi ha come punto di riferimento il Jobs Act non si spellerà certo le mani per favorire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore.
Chi pretende sempre maggiore flessibilità, chi pretende che i part time modifichino il proprio orario in funzione della giornata lavorativa non si batterà certo il petto per le problematiche della vita privata di noi comuni mortali.
Federdistribuzione e le sue associate hanno un chiaro disegno da realizzare: ovvero che siano i lavoratori e le lavoratrici ad adattarsi, trasformando la propria vita privata in funzione del flusso di clientela che le unità produttive registrano.
La condizione precaria e quotidiana del lavoro
Nello stesso posto di lavoro commessi, interinali, gpg e facchini: tutti o quasi con contratti diversi
Cominciamo dal principio, dall’inizio di un turno di lavoro in un qualsiasi supermercato, di un qualsiasi lavoratore…
Ore 6 del mattino: si arriva per dare il cambio al collega assunto dall’azienda per ricoprire la fascia oraria che va dalle 22.30 sino alle 6.00 del mattino. Sì, perché siamo partiti dalla normale chiusura alle ore 20.00, per poi passare alle 22.30, sino all’apertura h24 (anno 2012, liberalizzazione degli orari con il decreto “Salva Italia” del governo Monti: dalla primavera 2015 i supermercati con l’apertura h24 sono circa 100).
Prima fase: dare il cambio al cassiere (lavoratore interinale). Mi soffermerei un istante su questa nuova figura. Perché in questa intricata vicenda di esuberi e costo del lavoro, diminuzione dei fatturati e quant’altro, appaiono sulla scena lavoratori interinali e cooperative utilizzate per il rifornimento. Ed il personale diretto? Raro… come il quadrifoglio.
Torniamo al nostro supermercato. Prima di vedere un dipendente Carrefour diretto trascorrono alcune ore; nel frattempo le operazioni di lavoro proseguono con numerose difficoltà, in considerazione del fatto che il numero del personale è ridotto all’osso... o all’essenziale, direbbe qualcuno. Nella logica di riduzione del costo del lavoro, anche la guardia giurata adesso termina alle 5.00 del mattino anziché le 6.00, quindi in quella fascia oraria sono presenti solo due addetti (ottimo come incentivo a furti e rapine). Ai rari nantes (in gurgite vasto) si unisce l’addetta alle pulizie, anche lei vittima del taglio delle ore (ma non della superficie da pulire).
Riassumiamo: in circa due ore siamo entrati in contatto con tre figure diverse: A) lavoratori dipendenti; B) lavoratori interinali; C) cooperative. Mancano i voucheristi, ma per quelli l’azienda si sta attrezzando ricorrendo all’occorrenza a tali figure nelle domeniche o durante gli scioperi.
La giornata scivola via tra le lamentele dei clienti per le eccessive file in cassa e nei reparti a servizio sino ad inciampare sul turno delle 22.30, che conduce all’alba. Scrivo così perché in assenza del cosiddetto “responsabile notturno” spetta ad un capo reparto coprire la nottata… che “ha da passa’…”. Di notte non c’è movimento, pochi i clienti con acquisti esigui. “Un h24 è sostenibile se nelle ore notturne il punto vendita fa almeno il 3% del fatturato totale considerato nell’arco dei 7 giorni”.
A fronte delle lamentele del personale dipendente, rispetto alla trasformazione dei turni di lavoro, l’azienda risponde sventolando un entusiastico successo che ha incrementato il fatturato (salvo provvedere in corsa all’azzeramento di qualsiasi straordinario), il che fa sorgere seri dubbi sulla veridicità di tale affermazioni.
Carrefour in Italia
Alla richiesta di scrivere un pezzo su Carrefour si accende la irrefrenabile voglia di gettarsi sulla tastiera ed inondare con una valanga di dati ed informazione il lettore che vorrà immergersi nel paludoso ed intrigato mondo di questa azienda.
Da subito controllo gli appunti presi durante gli attivi ed i vari incontri sostenuti con Carrefour, passando poi per le infinite informazioni disponibili sul web. La storia della Gs prima e della Carrefour poi, è facilmente reperibile sull’essenziale Wikipedia, con tanto di informazioni dettagliate e cenni storici.
Si parte dal lontano 1961 con l’apertura a Roma del supermercato Villaggio Olimpico per passare al 1966 ed alla cessione del 60% del gruppo alla SME (allora facente parte del gruppo IRI), la conseguente trasformazione in SGS (Società Generale Supermercati). Corre l’anno domini 1995 quando la società Schemaventuno acquista SME e quindi SGS. Il prodotto finito della fusione è per l’appunto il “gruppo GS”.
Qualche anno prima (1972) faceva capolino a Carugate il primo punto vendita Carrefour.
Nel 2000 il colosso transalpino rileva l’intera catena a marchio GS. Riassumiamo tutto ciò e proviamo a tradurlo in numeri: 54 ipermercati, 450 super, 570 negozi di prossimità, in tutto 20mila dipendenti circa.
Questa non è la lista definitiva ed aggiornata ovviamente. Infatti a tale descrizione numerica di dipendenti e strutture vanno scalati i 600 e passa esuberi dichiarati meno di un mese fa e le chiusure di almeno due Ipermercati.
Ma chi è Carrefour? E’ una multinazionale francese che vede i suoi punti di forza in Brasile, Unione Europea ed Asia (in Cina è arrivata da poco sostenendo un importante investimento). Primo gruppo della Nuova Grande Distribuzione Organizzata in Europa, seconda al mondo solo dopo il colosso americano Wall Mart… numero uno in Federdistribuzione. Dove ha potuto ha investito, dove non è riuscita ha impiegato pochissimo tempo a disinvestire ed abbandonare il territorio.
Nel mondo si segnalano numerose denunce per atteggiamento antisindacale che la dicono lunga sul profilo adottato da questa azienda.