Per una comune discussione sulla base della concreta prassi sindacale.
- Il sindacato deve privilegiare la difesa del contratto collettivo di lavoro e delle sue norme valide per tutti i lavoratori.
- Un accordo aziendale che preveda deroghe o consenta all’azienda di scegliere quale contratto applicare, si ritorce contro tutti i lavoratori delle aziende del settore, a partire da quelle concorrenti.
- Gli accordi contrattuali vanno sottoposti a voto certificato tra tutti i lavoratori. La partecipazione deve essere libera e non obbligatoria. Un accordo deve essere sottoscritto sempre da una rappresentanza che rappresenti almeno il 50%+ 1 degli organizzati.
- Gli accordi che prevedano licenziamenti non si mettono ai voti. Non è corretto far decidere ai lavoratori la sorte dei loro colleghi alla lotteria del licenziamento. Tanto più se si accettano licenziamenti collettivi secondo i criteri di legge e non sull’esclusivo principio della non opposizione.
- Quando in una vertenza sindacale si vince, tutto va bene. I risultati vanno “messi in cascina” utilizzando la forza acquisita per far crescere il consenso organizzato, le adesioni e la rappresentanza sindacale aziendale.
- Quando si perde comunque ci sarà un indebolimento e un discredito del sindacato a tutto vantaggio del padrone. Lì si misura la capacità delle avanguardie di trarre lezione e gestire la sconfitta.
- Ci sono momenti in cui, alla fine di una vertenza, si può scegliere solo tra la testimonianza e la resa: in quei casi è preferibile - per l’organizzazione - la soluzione che consente il permanere della struttura organizzata - che è un valore in sé. Questa soluzione non è facile da individuare e dipende da ogni singolo caso.
- I demagoghi che contrabbandano rese e sconfitte per vittorie fanno un cattivo servizio al sindacato e ai lavoratori. Anche quelli che criticano e promettono soluzioni impossibili sono demagoghi.
- I dirigenti sindacali devono trarne le conseguenze qualora le loro decisioni fossero bocciate dalla maggioranza dei lavoratori.