[Questo articolo è già stato pubblicato su “sinistra sindacale”, 9/2017]
Ci sono vertenze che al giorno d’oggi sono maledettamente difficili da affrontare. Anche da raccontare. Perché la crisi che attraversa il paese e ferisce il lavoro non c’entra, si può finire in mezzo a una strada anche quando le commesse non mancano. La Consulmarketing, importante società di analisi e ricerche statistiche, ha avviato l’iter di licenziamento per 350 lavoratori. Eppure ne ha bisogno. Ma preferisce organizzarsi al suo interno - ufficialmente c’è scritto ‘esternalizzare’ - affidando agli ex dipendenti delle più economiche collaborazioni. La legge glielo permette.
Nei mesi scorsi Consulmarketing, una società per azioni, era arrivata a un accordo con i suoi dipendenti. Ma “verba volant”, dice il vecchio detto latino, le parole le porta via il vento. Così centinaia di famiglie si trovano in difficoltà: ci sono i figli che vanno a scuola, il mutuo per la casa, le rate per l’automobile.
Sabrina, rilevatrice Consulmarketing, ha quarantacinque anni, vive nel nord Italia, fa questo lavoro da sempre. Ora che la vertenza è arrivata a un punto critico, vuole precisare che la sua storia è uguale a quella di tutti gli altri dipendenti, che le sue parole sono le stesse dei suoi compagni e delle sue compagne di lavoro, crede sia più efficace non personalizzare lo scontro in atto.
Al fianco dei lavoratori si battono la Filcams Cgil e gli altri sindacati di categoria, chiedono a gran voce la scesa in campo del colosso Nielsen (committente quasi esclusivo di Consulmarketing). Sabrina va subito al cuore del problema: “L’azienda vuole riportare alla precarietà gente che lavora qui da vent’anni. Non è un caso che sia stato proposto, a chi accettava il licenziamento volontario, di continuare a lavorare con un semplice contratto di collaborazione”.
Consulmarketing ha più di mille dipendenti, la sede centrale è a Milano, ma gli uffici sono ovunque. Dal sud al nord Italia, vista la peculiare attività. Circa la metà degli addetti è impegnata nel ‘monitoring’, il rilevamento prezzi, scannerizzando i codici a barre nei punti della grande distribuzione. Un mondo quasi tutto al femminile, quasi totalmente precario, nonostante le mille battaglie.
Nel 2013, nelle pieghe della legge Fornero, gli addetti Consulmarketing vengono stabilizzati in deroga al contratto nazionale. Deroga che Cisl e Uil firmano ma non la Cgil. “Prima eravamo precari ma pagati abbastanza bene - precisa Sabrina - all’improvviso ci siamo trovati a lavorare per meno di 5 euro l’ora”.
Nuove vertenze, e quindi nuovo accordo. Migliorativo. “A luglio 2014 l’azienda si impegna a seguire il contratto nazionale e a pagare, progressivamente, un salario adeguato”. Si parla di 900 euro al mese, non di stipendi d’oro. “In cambio viene firmata una conciliazione ‘tombale’ per tutti i pregressi. Ossia rinunciamo a fare qualsiasi causa di lavoro per tutti gli anni in cui eravamo formalmente dei co.co.pro”. Un anno e mezzo dopo arriva la doccia fredda: l’azienda apre una procedura di licenziamento collettivo. I tagli economici alle commesse non permettono di pagare stipendi regolari. “Non c’è dubbio - prosegue Sabrina - la multinazionale Nielsen ha gran parte di responsabilità in questa vertenza”.
Ancora scioperi e altre proteste, alla fine viene trovato un ulteriore accordo e i dipendenti firmano un contratto di solidarietà, scaduto il 5 dicembre scorso. Il 19 gennaio l’azienda apre una nuova procedura di licenziamento per tutti gli addetti ‘monitoring’.
“Con i capi area che invitano le rilevatrici ad accettare un co.co.co. O precari, o a casa: la scelta è quella. Non ci garantiscono più la continuità del lavoro né contributi ferie, malattia. Eppure non vogliono rinunciare alle nostre competenze acquisite, alla nostra professionalità. Hanno bisogno di noi perché il lavoro non manca, e ci offrono dei co.co.co. Che esistono, eccome se esistono, con buona pace degli ultimi governi che declamano la loro scomparsa”.
Dei 350 licenziati, i rilevatori sono 280. Tra questi solo una settantina ha accettato di dimettersi. Sono più di 200 i dipendenti che stanno aspettando la lettera di licenziamento. “E buona parte di loro non si dimetterà - dice con orgoglio Sabrina - andrà in tribunale, farà vertenza contro Nielsen.
Nonostante le difficoltà lavorative nel meridione, le coraggiose lavoratrici hanno detto no al co.co.co”. L’hashtag su Twitter è #rilevatore con dignità. E di dignità loro ne hanno da vendere. Ciliegina sulla torta, la grande multinazionale del marketing si fa assistere dallo studio legale Ichino Brugnatelli. Proprio quello del senatore eletto con il Pd. Quando si dice il caso. ‘Our business looks beyond’, i loro affari guardano oltre, lontano.
C’è chi vorrebbe esportare il modello Consulmarketing, con la precarietà come regola. Golia contro Davide, ma la storia insegna che ogni tanto vince anche Davide.