Come un pugile all’angolo, di fronte alle osservazioni – e alle critiche – di chi non dimentica i diritti inviolabili di ogni uomo e ogni donna, il Pd continua a tentennare sullo ius soli. Ma potrebbe anche cedere e far approvare nei prossimi giorni il, sacrosanto, provvedimento di legge.
Sono troppi i colpi ricevuti dal partito guidato da Matteo Renzi. Ad esempio, dopo la decisione di Giuliano Pisapia di fare un passo indietro che ha messo fine all’esperienza di Campo progressista, l’ex sindaco milanese è stato chiaro: “Per noi non era possibile avere come alleati chi contrastava l’approvazione di leggi di civiltà come biotestamento e ius soli, e ha una visione diametralmente diversa dai valori della sinistra”.
Il riferimento agli alleati di centro(destra) del Pd, ora peraltro in via di ricompattamento con una cabina di regia affidata a Pierferdinando Casini, ben più duttile ed esperto di Angelino Alfano, non esaurisce le difficoltà incontrate da Pisapia ma tocca un nervo scoperto. “Confermiamo la nostra determinazione nel portare all’esame del Senato sia il testamento biologico che lo ius soli – dichiara così Piero Fassino – provvedimenti già calendarizzati per l’aula”. Anche Marco Minniti ha assicurato: “Sullo ius soli c’é il convincimento pieno del Pd, del governo e mio personale”.
Staremo a vedere. Per certo anche il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, nella sua lectio magistralis su “Diritti del cittadino e attualità della Costituzione”, tenuta in Consiglio regionale a Firenze per la Festa della Toscana, è stato chiaro. E convincente: “Alcuni diritti fondamentali possono essere estesi anche a un immigrato che viene fuori dall’Italia e dalla Comunità europea, perché competono ad ogni uomo. Anche l’immigrato può fruire di queste risorse, che all’inizio erano pensate soltanto per il cittadino”. Grossi, giurista fra i più autorevoli del paese, ha ricordato urbi et orbi l’articolo 2 della Costituzione, quello che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.
Diritti che però l’Italia continua a negare. La rivista “Internazionale”, in un articolo-reportage sul tema delle migrazioni, fotografa bene la situazione: “L’Italia non ha una politica delle ‘porte aperte’. Negli ultimi anni Roma ha coordinato un importante sforzo umanitario per soccorrere i migranti che attraversano il Mediterraneo a bordo di imbarcazioni fatiscenti”. Però: “Nel 2017 il flusso di migranti si è ridotto del 30%, dopo un discusso accordo con la Libia voluto dal ministro Minniti. L’accordo prevede che la guardia costiera libica intercetti i barconi, e misure più severe contro i trafficanti nelle città costiere della Libia”.
Nel termine “discusso” entrano le tante denunce di pilatesca disumanità arrivate al governo Gentiloni. Anche da parte delle ong che, in mare, hanno salvato migliaia di migranti da morte certa e che ben conoscono, da testimonianze dirette, quale sia la terribile realtà dei campi di detenzione libici.