Voucherizzazione e precarietà, le alchimie del nuovo assetto produttivo - di Omero Raccontabene

La ristrutturazione del modello produttivo italiano, a seguito della gravosa crisi strutturale del sistema capitalistico, ha aperto le porte ad una nuova organizzazione del mondo del lavoro.
La “mano invisibile” di Adam Smith, archè dell’economia liberale, si rivela ad oggi in tutta la sua essenza. In realtà questa famosa mano sanguinaria, che ha molti nomi e cognomi, pone sulla testa di milioni di persone degli scenari apocalittici per la loro vita, destinando intere generazioni alla precarietà e alla instabilità lavorativa ed esistenziale. Il processo di demolizione del mondo del lavoro, è stato gestito in maniera equanime da centrodestra e centrosinistra, come conferma l’attuale vicenda dei voucher.

Il decreto “nuovo voucher” 50/2017, approvato dal senato il 15 giugno, risulta essere la trama finale di un film in voga da oltre 20 anni, inaugurato nel 1997 dal famoso “pacchetto Treu” del governo Prodi, che introdusse in Italia il lavoro interinale. Dopo fu la volta del governo Berlusconi, che con la Legge Biagi decretò la nascita dei contratti a progetto e del precariato. Ed eccoci arrivare ai voucher che, seppur introdotti nel 2008 dal Ministro del Lavoro Sacconi del Governo Berlusconi, hanno subito la spinta propulsiva di cui necessitavano grazie al Jobs act di matrice renziana, passando da 400.000 a 1.400.000.

I voucher diventano a tutti gli effetti l’arma in più per consolidare questa compravendita a basso costo del lavoro, dove per l’appunto i lavoratori diventano merce da poter comprare, usare e gettare in una sola giornata, senza obblighi e rischi per chi se ne appropria. In sostanza è un buono di 10€ lordi acquistabile ai tabacchini o alla posta, che mette in condizione il datore di lavoro di poter beneficiare di tutte le condizioni di tutela legale come la copertura Inail, senza correre il rischio di incorrere in qualche vertenza e senza dover stipulare nessuna forma di contratto dispendioso. Perché allora assumere qualcuno, quando c’è la possibilità di comprare giorno per giorno un lavoratore a basso costo, ricattabile e con flessibilità di chiamata?

Pensato come espediente giuridico per eludere diritti e doveri del classico rapporto lavorativo, il voucher esprime a tutti gli effetti la piena incostituzionalità che regolamenta e definisce il rapporto tra capitale e lavoro, ultimando in definitiva il progetto di svalutazione della forza-lavoro e consolidando il lavoro-accessorio a chiamata.
Di questo avviso era stata la CGIL, certa di aver depositato, nel luglio 2016, 3,3 milioni di firme per promuovere un referendum abrogativo su tale vicenda. Ma il governo Gentiloni, abile in questi intrallazzi incostituzionali, riuscì a vanificare il tutto emanando prima un decreto legge che sanciva l’abolizione dei voucher, cosicché la Corte di Cassazione fermò il procedimento elettorale ritenendo venuto meno l’oggetto del referendum, poi reintroducendo gli stessi a luglio 2017 sotto nuove spoglie.

Quali sono le novità introdotte con il nuovo decreto, rispetto ai vecchi voucher?
Innanzitutto i nuovi voucher sono stati suddivisi in due categorie, in base all’uso specifico che andranno a soddisfare. Il “libretto famiglia” potrà essere utilizzato per le collaborazioni domestiche, invece per le aziende ci saranno quelli di prestazione occasionale detti “Presto”, la paga minima passerà dai 7.50 euro precedenti ai 9 euro netti per il lavoro in azienda, invece per le famiglie saranno 10 euro. Il tetto retributivo annuo si abbasserà dai 7000 ai 5000 euro.

Nel caso i lavoratori rientrino in delle categorie specifiche (studenti sotto i 25 anni, disoccupati, cassaintegrati, pensionati), le aziende risparmieranno il 75% sui costi.
Queste formalità non garantiranno nessun tipo di cambiamento sostanziale, non verrà intaccata la loro natura che è quella di fornire migliori strumenti alle aziende per gestire il lavoro nero senza troppi rischi, avendo a disposizione maggiori agevolazioni sui costi e agibilità legale nel contrarre bassi salari. L’esempio del lavoro domestico è emblematico. I voucher tornano infatti ad essere utilizzati per lavori rispetto ai quali i ccnl di lavoro stabiliscono già i salari orari per le prestazioni.
La legge 50/2017 sui nuovi voucher, la legge 107 sulla “buona scuola”, l’art.8 della legge 148/2011 sulla deroga ai CCNL, l’art. 24 del D.L 6 dicembre 2011, più notoriamente riconosciuta come riforma Fornero sulle pensioni, sono a distanza di anni facenti parte di uno stesso disegno politico, volto a produrre come risultato una nuova organizzazione dei rapporti di produzione, chiaramente a netto discapito del mondo del lavoro.

Infine, possiamo evincere come la trovata dei voucher sia la formula più esasperata e criminale dell’intero sistema del precariato, un vero cavallo di battaglia su cui si sta costruendo la società del futuro, sempre più orfana dell’essere umano, per lasciare spazio ad un mondo dove l’uomo sia visto come mero strumento di mercificazione.


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