Con Liberi e Uguali per la centralità del lavoro, dell'istruzione, della salute - di Riccardo Chiari

Intervista a Nicola Fratoianni (Segretario di Sinistra italiana)

La legge di bilancio, ultimo atto della legislatura, secondo la Cgil e molti economisti non rilancia l’economia né l’occupazione. Non affronta l’aumento delle diseguaglianze e l’indebolimento, generalizzato, del lavoro. Mentre genera avanzi primari sempre più ampi, i più alti d'Europa, per pagare gli interessi sul debito pubblico. Ma davvero non c'è alternativa a questo schema?
L’alternativa c’è e ha cardini ben precisi: investimenti pubblici e redistribuzione della ricchezza. E’ a dir poco immorale utilizzare miliardi di fondi pubblici esclusivamente per ripianare le voragini di debito provocate da un sistema finanziario malato, che nulla ha a che fare con la vita delle persone in carne e ossa. In questa profonda ingiustizia ci sono il senso della crisi che stiamo attraversando e l’urgenza di cambiare radicalmente il modello di società in cui viviamo. Bisogna avere il coraggio di dire che il capitalismo finanziario è incompatibile con la vita delle persone, con il loro lavoro (quando ce l’hanno), con i loro diritti e le loro aspirazioni. Se quelle stesse risorse fossero utilizzate per investimenti pubblici, ad esempio per un grande piano di tutela e messa in sicurezza del territorio, o per un piano di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, riusciremmo a generare lavoro, ad allargare quindi la base fiscale e ad avere maggiori risorse a disposizione. Invece, si è preferito sperperare e regalare miliardi di euro ai soliti noti. Certo, non mi sfugge la necessità di sviluppare una dialettica con l’Europa. Ma il tema è serio e anche Merkel e compagnia dovranno capirlo: o si mette al centro la vita delle persone, o la centralità degli interessi delle banche verrà travolta dal ritorno di vecchi e nuovi fascismi.

I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno sempre dimostrato grande attenzione agli “interessi costituiti”. Alla finanza e al mercato, i due totem della tecnocrazia europea. Inoltre le riforme strutturali - dal mercato del lavoro al sistema previdenziale – sono state nettamente sbilanciate verso il mondo delle imprese. Si può invertire la rotta?
La rotta si inverte facendo scelte politiche chiare. I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno chiarito quali siano i loro punti di riferimento sociali ed economici e hanno utilizzato il vecchio schema dei bonus e degli incentivi a pioggia, tutti sul sistema d’impresa, senza mai affrontare né le cause delle disuguaglianze sociali, né quelle della difficoltà del sistema d’impresa italiano, che avrebbe bisogno di certezze, di programmazione e di un indirizzo economico chiaro. A cosa sono serviti miliardi di euro di incentivi, di defiscalizzazione e di bonus? Solo a drogare le statistiche sui contratti e a far risparmiare qualcosa alle imprese, ma per il resto non si è mosso nulla. Liberi e Uguali capovolge il punto di vista sulle cose e parte dalla centralità dei lavoratori e di coloro che hanno difficoltà economiche.

La stragrande maggioranza dei media ha celebrato i, modesti, aumenti del pil e dell’occupazione. Mentre continua a ignorare le potenzialità di sviluppo e occupazione che in Italia sono ampie, a causa dell’elevato tasso di inattività e dell’eccessiva sotto-occupazione, soprattutto giovanile e femminile. Quanto punterete su questo tema in campagna elettorale?
Punteremo tutto. Siamo nati proprio sull’assunto per cui le vecchie famiglie politiche della socialdemocrazia europea hanno dimenticato il lavoro e i lavoratori, per cui c’è bisogno di un nuovo punto di vista sulle cose, che parta proprio dal lavoro, dal reddito, dall’universalismo dei diritti alla salute e alla formazione. Va innanzitutto chiarita una cosa: non si può magnificare qualche migliaio di occupati in più se non si verifica la qualità dell’occupazione. Le statistiche prevedono che tre ore di occupazione a settimana siano sufficienti per essere considerati occupati; inoltre, sappiamo per certo che il 90% dei contratti “nuovi” sono di fatto precari. Un record mai raggiunto prima nel nostro paese. Questo non è lavoro, è sfruttamento.

All'indomani del voto, in un Parlamento tornato centrale nella definizione di possibili alleanze di governo, ma anche di opposizioni comuni, che prospettiva immagini per le forze politiche da te rappresentate in queste elezioni?
Siamo sempre stati chiari su un punto: c’è qualcuno che vuole ripristinare l’articolo 18 nel nuovo Parlamento e vuole votare con noi una proposta? Siamo disposti a ragionare. Si può trovare una maggioranza che voti un piano di 10 miliardi all’anno per un piano straordinario per il lavoro? Noi ci siamo. C’è qualcuno che con noi vuole ragionare di gratuità dell’istruzione? Siamo disponibili. Noi vogliamo stare sul merito delle questioni, senza politicismo, né tatticismi inutili. Il paese è attraversato da mille conflitti, centinaia di crisi e da un elevato grado di sofferenza sociale e a questo dobbiamo guardare per mettere mano e risolvere le situazioni. Chi vorrà condividere con noi la centralità di questi temi, sarà il benvenuto al tavolo della discussione.


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