La Coop è anche Rosario Sannino, che da trentotto anni e quattro mesi lavora per il grande marchio della vendita al dettaglio. In particolare nella sedimentata realtà toscana di Unicoop Firenze, che lungo l’asse dell’Arno ha costruito pezzo per pezzo una rete capillare di punti vendita piccoli, medi e grandi. Per capire lo stato di servizio di Sannino, basta pensare che quando fu assunto - nel 1981 - l’Italia di Tardelli, Antognoni e Rossi, di Zoff, Oriali e dell’indimenticabile Gaetano Scirea non era ancora diventata campione del mondo, Sandro Pertini era presidente della Repubblica, e un pugno di magistrati coraggiosi aveva appena scoperto la loggia P2 di Licio Gelli.
Storie d’Italia, così come le cooperative sono un altro pezzo, importante, del tessuto sociale del paese. Come erano è come sono cambiate in tutti questi anni? “Quando iniziai a lavorare, far parte della Coop era un elemento distintivo. Eravamo diversi dalle altre catene della grande distribuzione, la nostra storia era legata direttamente a quella delle cooperative nate nel secondo dopoguerra. Poi negli anni questa diversità è andata scemando, perché era impossibile restare fermi in un’epoca di grandi trasformazioni”.
Le famiglie italiane scoprivano sempre di più l’importanza e la convenienza di fare la spesa nei supermercati, così la concorrenza diventava sempre più agguerrita, un primo passo verso la realtà odierna fatta di supermercati, ipermercati e discount. Sannino è stato testimone diretto di questa evoluzione, anche se il punto vendita dove lavora, pur storico, è relativamente piccolo. Si tratta della Coop di Empoli di via Susini, che impiega sessantadue addetti e che tutt’ora si guarda bene dall’aprire le sue porte al pubblico nei giorni festivi.
Sannino, che è delegato della Rsu per la Filcams Cgil, non dimentica di sottolineare che ci sono dei giorni in cui il lavoro deve cedere il passo alla famiglia, agli affetti, anche a una bella gita fuori porta nei mesi più caldi. “Non c’è mai stato un gran guadagno nelle aperture domenicali - ricorda - specialmente nei punti vendita medi e piccoli. Per spiegarmi, se nelle grandi città l’apertura festiva può essere di aiuto per i turisti o per gli studenti fuori sede, nei piccoli centri il gioco non vale praticamente mai la candela. Insomma non è solamente l’aspetto etico morale a pesare nella decisione finale, ma anche, più prosaicamente, quello strettamente economico dei costi e dei ricavi”.
Forte di un’esperienza quasi quarantennale, Sannino conosce ogni ingranaggio della complessa macchina coop e può permettersi di dare un piccolo consiglio: “Si potrebbe fare qualcosa di più in quella che è la necessaria dimensione sociale delle Coop, nonostante l’aumento della concorrenza”. Perché nell’area fiorentina, oltre agli storici concorrenti di Esselunga, sono arrivate altre multinazionali del settore, e sono spuntati anche i discount.
Eppure la Coop sei tu, chi può darti di più? L’azzeccato slogan pubblicitario, che a distanza di anni è ancora ben vivo nel linguaggio quotidiano, trova conferma anche ai giorni nostri. “La Coop ha fra i suoi marchi autentiche eccellenze del made in Italy, come i prodotti ‘fior fiore’. Dovremmo investire ancora di più su questa gamma, che ha anche un ottimo successo di vendita, e non lasciare ad altri imprenditori, penso ad esempio a Farinetti, il marchio dell’italianità”.
Vista l’esperienza, Sannino ha lavorato in tutti i reparti e coperto tutti i turni: ortofrutta, gastronomia, magazzino, casse, non c’è settore del microcosmo Coop che lui non conosca. “Ora sono in cassa. Da questo punto di osservazione non ti nascondo che, in questi anni di crisi, mi sono trovato spesso di fronte a situazioni una volta inimmaginabili. Famiglie che un tempo potevano essere definite di classe media, oggi si trovano costrette a centellinare gli acquisti. Addirittura non è raro che lascino qualche articolo alla cassa per mancanza di soldi. Non nego che in qualche caso ce li abbia messi io, di tasca mia. Poi i prodotti prossimi alla scadenza, quelli venduti con il 50% di sconto, spariscono subito”.
Una nota dolente sono le nuove assunzioni. “Negli ultimi due anni ci sono state state solo due, tre assunzioni part-time. Sicuramente ha pesato l’apertura qui a Empoli del grande centro commerciale. Il pesce grande, si sa, mangia sempre quello piccolo”. Infine i rapporti sindacali: “Sono buoni, ma non riusciamo a sbloccare il contratto. Penso che invece Coop, leader delle cooperative, dovrebbe essere il cavallo trainante delle trattative. E Unicoop Firenze potrebbe essere la Juventus del campionato. Non chiediamo mica la luna, soltanto diritti acquisiti, come i giorni di malattia, e di non tornare indietro sulla distribuzione delle ore. In un mondo dove le macchine stanno sostituendo gli uomini, sarebbe davvero bizzarro tornare agli anni ottanta”. Quelli del secolo scorso.
[Questo articolo con lo stesso titolo è già stato pubblicato su “sinistra sindacale” n. 7 del 22 aprile 2018]