Sarà anche vero che ‘cambiare diventa un gioco’, come recita un fortunato slogan di Ikea, però certe cattive abitudini sono lontane dall’essere abbandonate. Succede così che nei grandi punti vendita della multinazionale di origine svedese - quotidianamente presi d’assalto da migliaia di clienti desiderosi di arredare casa con pochi soldi e molta fantasia - il lavoro sia frammentato da un numero abnorme di contratti part-time. Non fatti per libera scelta dei singoli addetti, quanto per precisa strategia aziendale.
“È vero, siamo quasi tutti part-time - racconta Stefania Fanelli - io ad esempio lavoro 24 ore settimanali, e ho uno stipendio che non supera gli 850 euro mensili. Quasi inutile spiegare che con una somma del genere si arriva alla terza settimana del mese, non oltre. Se non ci sono altre entrate straordinarie”. Fanelli si autodefinisce “cassiera part-time, ma non per scelta”. È impiegata all’Ikea di Afragola, in provincia di Napoli. Lavora lì dal 2004, da quando la strategia di espansione della multinazionale raggiunse la Campania.
“Per quello che ho potuto vedere in questo tempo - sottolinea la donna - l’azienda ha scelto deliberatamente di trascurare i contratti full-time e di far ricorso sistematicamente ai part-time. Di tempi pieni ce ne sono davvero pochi, concentrati soprattutto ai livelli dirigenziali. Quanto agli altri, io mi reputo una fortunata, perché ci sono colleghe e colleghi che lavorano soltanto 20 ore settimanali. Anche famiglie monoreddito, anche persone che vengono da lontano e fanno chilometri e chilometri per arrivare al lavoro”.
Stefania Fanelli è una dei 370 addetti dell’Ikea di Afragola. Un numero piuttosto grande, ma giustificato dal fatto che il colosso dell’arredamento fai-da-te non conosce la parola crisi. Prova ne sono l’affollamento, e le lunghe file alle casse. “I clienti, pur soddisfatti dei loro acquisti, si lamentano invariabilmente perché quando si tratta di pagare sono costretti a fare la fila. Noi cerchiamo di fare il più velocemente possibile, ma siamo davvero pochi per far fronte alla massa di persone che vengono a fare shopping”.
Anche in Campania è arrivato l’eco del ‘caso Marika’, la dipendente di Ikea licenziata perché il cambio dei turni di lavoro non le consentiva di assistere adeguatamente uno dei figli, disabile. “Una storia drammatica - tira le somme Fanelli - che ci ha toccato profondamente. Anche perché parla di noi donne e della difesa di diritti che pensavamo essere consolidati. Fino al rifiuto della proposta di cambio orario, Marika era una lavoratrice impeccabile, apprezzata dall’azienda. Per fortuna casi analoghi, almeno qui da noi, non ci sono mai stati”.
Per certo la proliferazione di contratti part-time non è un’abitudine della sola Ikea. Nei punti vendita della grande distribuzione sta diventando una prassi consolidata. “Va a finire così che, per quadrare il bilancio familiare, molti addetti di ogni ordine e grado diano la propria disponibilità al lavoro domenicale e negli altri giorni festivi - riflette Fanelli - non dimentichiamo che ci sono marchi della grande distribuzione che aprono e chiudono punti vendita con una velocità impressionante. I dipendenti devono accettare paghe ridicole, e nessun compenso per gli straordinari. Sono degli invisibili, i nuovi schiavi. Del resto nell’Italia del jobs act l’impostazione dei rapporti di lavoro è chiara”.
Nell’Ikea di Afragola le relazioni sindacali sono buone, compatibilmente al fatto che il contratto collettivo nazionale ancora non è stato rinnovato. Per giunta in questo 2018 scadrà anche l’integrativo aziendale. “Per riconquistare il contratto, come Filcams Cgil abbiamo fatto diversi scioperi, l’ultimo alla vigilia di Natale. Il numero di iscritti al sindacato da noi è molto alto”. In 14 anni di lavoro in Ikea, Fanelli ha maturato un’esperienza ‘sul campo’ di tutto rispetto. “L’azienda è uscita da Confcommercio ed è entrata nelle file di Federdistribuzione. Così facendo ha disdetto unilateralmente il contratto integrativo aziendale, bloccando gli aumenti salariali e diminuendo le maggiorazioni legate alle festività. Sarà un caso, ma dopo questa mossa hanno deciso di tenere aperto anche a Pasquetta, il 25 Aprile, a Ferragosto. Hanno adottato anche delle promozioni abbastanza discutibili per incentivare il lavoro nei festivi, come organizzare gratuitamente le feste per i figli dei dipendenti. Se lavori 20 ore a settimana e guadagni 700 euro, va da sé che prendi quel che viene”.
L’età media degli addetti ad Afragola è piuttosto bassa; con i suoi 49 anni, Stefania Fanelli è una veterana. Il punto vendita resta aperto dodici ore non stop, fino alle 21 serali. Perché il cliente di Ikea ama i mobili pret-à-porter della multinazionale. Non si cambiano come un vestito, ma quasi.
[Questo articolo con il titolo “Ikea, cassiera part-time ma non per scelta” è comparso già su sinistra sindacale n. 9 del 2018]