Per morire e pagare c’è sempre tempo, lo dice anche il proverbio. Ma se tiri troppo la corda devi aspettarti la chiamata dell’agenzia di recupero crediti. In questi anni di crisi, telefonate del genere sono state tante. Le banche, per cercare di uscire dalle secche, hanno ceduto interi ‘pacchetti’ di crediti in sofferenza ad agenzie specializzate nella riscossione. Le stagioni difficilissime che abbiamo alle spalle hanno trasformato un mestiere antico come quello del recupero crediti in una vera e propria industria.
Per capire la dimensione del fenomeno, basta leggere i dati relativi al 2015 forniti da Unirec, l’associazione che riunisce più dell’80% delle società di recupero. Emerge che sono stati affidati alle sue associate quasi 60 miliardi di euro da recuperare, di cui circa 47 dal settore bancario/finanziario. Seguono le aziende elettriche e dei servizi urbani (public utility), poi c’è la Pubblica amministrazione. Ogni giorno, i 20mila addetti di queste società trattano la bellezza di 150mila pratiche.
Maddalena Ruiu lavora per Cerved Credit Collection, una società per azioni con sedi a Sassari, a Treviso e anche nella lontana Romania. “Siamo fra i pochissimi che con la crisi hanno lavorato di più - osserva con ironia - ci occupiamo dei crediti in sofferenza delle banche, delle finanziarie, e anche delle grandi società dei servizi, dall’elettricità, al gas e all’acqua, oltre che naturalmente dei gestori di telefonia”.
Insomma il compito di Ruiu è quello di contattare chi si è ‘dimenticato’ di pagare le bollette, chi ha cambiato un gestore senza onorare le sue pendenze con quello precedente, chi per un motivo o per un altro ha qualche debito. “Va da sé che il grosso del nostro lavoro riguarda le rate di finanziamenti non pagate, e i prestiti ottenuti dalle banche che per un motivo o per l’altro non vengono restituiti entro i termini fissati”.
In genere società come la Cerved propongono una rateizzazione del debito, consci del fatto che nella maggioranza dei casi ci sono stati motivi oggettivi che hanno impedito i pagamenti. Dall’alto della sua esperienza, Ruiu spiega che “non ha senso insistere quando ci rendiamo conto che il nostro interlocutore di turno ha avuto difficoltà gravissime. Ha perso il lavoro, si è ammalato, addirittura è fallito e ha venduto perfino la casa”.
Fino a qualche mese fa Ruiu si occupava dei crediti in sofferenza delle grandi banche che si erano trovate in difficoltà, dal Monte dei Paschi, le cui vicissitudini hanno riempito pagine di giornali, alla stessa Unicredit che, pur essendo una grande del settore a livello europeo, aveva necessità di fare pulizia. Ora invece si occupa dei debiti fatti nei confronti delle utilities, dei servizi di rilevanza pubblica. “Faccio questo lavoro da otto anni - racconta - qui ho un part time, l’altra mia attività è quella di sindacalista della Cgil, all’interno della categoria del commercio e dei servizi, la Filcams”.
Negli uffici Cerved di Sassari operano un’ottantina di addetti, a Treviso sono circa la metà, gran parte del lavoro è stato delocalizzato in Romania. L’orario di lavoro è di trenta ore settimanali, con turni quotidiani di cinque o sei ore a seconda che il sabato sia lavorativo o meno. “Nel database della società ci sono migliaia di numeri di telefono collegati ad altrettante posizioni - sottolinea Ruiu -Abbiamo a disposizione poco meno di un minuto per capire il tipo di pratica, giusto il tempo in cui il sistema compone il numero di telefono. Se si tratta di un mancato pagamento di una rata, può bastare ricordare all’interlocutore il dovuto. Diversamente si può aprire una trattativa”.
L’acquisizione dei dati e la loro gestione è decisiva, visto che l’industria del recupero vive dei risultati che porta alle aziende creditrici. “Trattiamo anche ottanta, novanta pratiche al giorno. Appena arriva il pagamento si chiude la posizione - spiega Ruiu - nel caso delle utilities il cliente è invogliato a rimettersi in pari, per evitare che l’azienda fornitrice del servizio passi alle vie di fatto staccando l’utenza”.
La curiosità c’è, l’intervistatrice lo chiede: perché si sceglie di fare questo mestiere? “Appena laureata, in cerca di lavoro, ho mandato in giro il curriculum. Nella mia regione, la Sardegna, le possibilità di lavoro non sono molte, la crisi ha picchiato durissimo. Sono stata ben felice di essere assunta in Recus, che poi è stata acquisita da Cerved”. Un’occupazione complicata, ma che permette di avere una fotografia dell’Italia di oggi. “Fra i nostri interlocutori non ci sono soltanto persone in difficoltà. Ci sono anche i furbi, che acquistano una macchina di lusso e poi non pagano le rate, oppure vanno in crociera assicurando il saldo a fine viaggio e poi non lo fanno. Con loro non ti si spezza il cuore, con gli altri invece...”
[Questo articolo, con lo stesso titolo è stato pubblicato anche su “sinistra sindacale”, numero 16 del 2018]