Riflessione sui congressi di base dell’area napoletana
A Napoli ed in Campania nelle assemblee di base si sono incontrati centinaia di lavoratrici e lavoratori. Abbiamo ascoltato, ci siamo confrontati, abbiamo discusso e spesso le discussioni hanno riguardato le specifiche preoccupazioni inerenti le mille crisi aziendali, l’incertezza di una continuità occupazionale e di reddito, a dieci anni esatti da una crisi di sistema che ha determinato pesanti conseguenze sull’occupazione, sulle condizioni di lavoro e di reddito di milioni di lavoratori. Tuttavia, la complessità e la drammaticità del momento non hanno impedito di giungere ad una elaborazione autonoma di una proposta politica di alternativa valida; una proposta politica che non si lasci risucchiare dalle sabbie mobili di una blanda narrazione riformista, ma che metta al centro il tema di come ritrovare un’efficace azione riformatrice.
“Il lavoro è” afferma proprio questo: per contrastare la crisi bisogna ripartire dal lavoro e dagli investimenti, prevalentemente pubblici. E’ con queste convinzioni che abbiamo incontrato i lavoratori delle librerie Feltrinelli, i lavoratori di Pompei e dei diversi siti archeologici della Campania che ci hanno chiesto di porre al centro del dibattito pubblico il tema della cultura quale motore della crescita economica, di progresso e di futuro per le giovani generazioni. E’ con queste convinzioni che abbiamo incontrato i lavoratori di Città della Scienza, che pretendono dignità ed il pagamento delle loro spettanze, della Mostra d’Oltremare, dei laboratori e della ricerca che ci hanno chiesto di equiparare i loro stipendi ai livelli di professionalità elevati che possiedono. E’ con queste convinzioni che abbiamo incontrato i lavoratori delle diverse partecipate comunali e regionali che semplicemente vogliono che venga riconosciuta la dignità del loro lavoro; o ancora quelli dei grandi gruppi commerciali e del terziario avanzato che chiedono un impegno concreto per impedire che queste aziende abbandonino la Campania e infine quelli del turismo che chiedono di non essere sfruttati e, quindi, legalità di fatto nelle condizioni contrattuali.
Per ottenere risposte bisogna partire dal diritto di fare domande: è così che si difende quella complessa organizzazione umana che è il sindacato. Con le assemblee di base abbiamo irrobustito un percorso di inclusione. Attraverso uno scambio dialettico, a tratti duro, abbiamo provato a ricostruire il senso di un impegno. Le assemblee di base ci hanno ribadito la necessità di costruire una Cgil sempre più radicata nei territori e nei luoghi di lavoro.
Ed allora, il lavoro è uguaglianza perché i diritti, le risorse, le possibilità non debbono essere un privilegio di pochi, ma opportunità per tutti. Il lavoro è sviluppo in quanto precondizione per la creazione di lavoro dignitoso e di benessere per un nuovo e rafforzato modello di confederalità. Il lavoro è diritti e cittadinanza perché è attraverso il lavoro e la formazione che deve manifestarsi un nuovo modello di inclusione economica e sociale. Il lavoro è solidarietà e democrazia affinché si manifestino gli strumenti della coesione, dell’inclusione, della partecipazione democratica per cambiare il paradigma dell’individualismo e della disintermediazione, della frammentazione di condizioni e interessi.
In questi anni la Cgil ha vissuto mille difficoltà, ma ha cercato di superarle provando a non rinchiudersi in una prospettiva di autosufficienza bensì costruendo un consenso sociale tra la gente. Abbiamo promosso iniziative, ci sono state mobilitazioni nei luoghi di lavoro e nei territori. Abbiamo fatto tutto bene? Assolutamente no. Alcuni processi li abbiamo governati, altri li abbiamo subiti. Ma abbiamo cercato di arricchire il confronto di contenuti, sempre; stiamo provando a costruire un percorso inclusivo.
Le assemblee di queste settimane raccontano di una ritrovata unità con il popolo che intendiamo rappresentare. Una ritrovata unità costruita sul prevalere della proiezione delle cose da fare, della capacità di progettare, di agire guardando al futuro. Le assemblee di queste settimane lasciano un’importante eredità ai delegati al Congresso. Come Filcams Cgil Napoli e Campania aderenti a Lavoro e Società-Sinistra Sindacale abbiamo sempre detto che non debbono prevalere tensioni, personalismi, divisioni e che per riconnetterci con la nostra gente serve l’elaborazione di una nuova proposta programmatica. La sfida che la Filcams a Napoli deve vincere è quella di ritornare ad imbastire una discussione di merito. Con le assemblee di base, pensiamo di aver piantato un bel seme; un seme che va coltivato e fatto germogliare. Nella consapevolezza, però, che solo con una forte unità e pluralità sarà possibile realizzare il sogno di restituire forza e dignità ad un popolo. L’unità non nega le differenze…anzi, attraverso il pluralismo delle idee, le esalta. Unità e pluralità, quindi, nel confronto…ma sintesi sugli obiettivi che dal confronto scaturiscono. Unità e pluralità per superare le difficoltà che sicuramente dovremo affrontare. Unità e pluralità, infine, per ritrovarci nei nostri valori quali quelli della responsabilità, della legalità e dell’etica al fine di rafforzare quel senso di comunità che intendiamo costruire.