Intervista a Maria Grazia Gabrielli, riconfermata Segretaria generale della categoria
Ad Assisi l’assemblea generale della Filcams Cgil, con oltre il 92% di voti favorevoli, ha confermato Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della categoria. Nella sua relazione, Gabrielli è stata molto applaudita dalla platea dei 763 delegati in un passaggio politico di aperta critica alle pulsioni xenofobe del governo. Di fronte al quale la Filcams ha riaffermato i valori “di un sindacato antifascista, che fa della cultura della solidarietà, dell’integrazione e dell’accoglienza la propria pratica”.
Immagino che questi applausi le abbiano fatto piacere.
“E’ stato un bel segnale, perché questi valori fanno parte della storia di tutta la Cgil, e sono nel nostro Statuto. Girando per i congressi li ho sentiti ricordare in tanti territori, dal nord al sud della penisola. Vuol dire che la percezione di quello che sta accadendo nel paese è presente fra i delegati, non soltanto quelli che sono qui ad Assisi. Sugli aspetti che riguardano il sociale, dall’attacco alla legge 194 al blocco dei porti, fino al cosiddetto ‘decreto sicurezza’, io penso vada sempre sottolineato che non basta definirsi antifascisti e antirazzisti, ma ci si debba anche comportare di conseguenza, come peraltro il sindacato fa abitualmente. Non è vero che gli italiani siano d’accordo al 100% con quanto sta facendo il governo. E su questi temi bisogna farsi sentire, con forza. Certo, nelle assemblee, e sui social, il tema dell’immigrazione è stato un argomento ‘complicato’ da affrontare. Ma la questione non si risolverà certo come pensano di fare Lega e 5 Stelle. Anzi si aggraverà”.
Sul fronte della categoria, visti i ben 266 contratti nel commercio segnalati dal Censis, lei ha parlato apertamente di ‘dumping contrattuale’, di fronte al quale ha osservato che, per contrastare il fenomeno, è necessario un accordo con le organizzazioni datoriali più grandi. Ce la farete?
“In questi anni un lavoro l’abbiamo cominciato. Certo ci sono problemi, le differenze non mancano, sia con le imprese che con le loro organizzazioni. Ma anche loro hanno iniziato a capire che il problema c’è. Ed è grosso. Da questa consapevolezza comune sono nati gli accordi interconfederali con Confcommercio, Confesercenti, e con il mondo delle cooperative. Gli accordi dicono che ci si deve misurare, per capire se si supera o meno una certa soglia di rappresentatività. Mancano ancora gli strumenti per tradurre in pratica questo passaggio, ma lo schema generale è pronto. Si deve trovare il modo per renderlo operativo, in modo che un’impresa che non segua queste coordinate sia considerata fuori dalle regole. E non possa determinare un contratto inferiore a quello delle organizzazioni più rappresentative”.
Un altro allarme, questa volta in relazione al governo, è quello legato al codice degli appalti. Ha chiesto apertamente di non rimetterci mano.
“Cgil Cisl e Uil hanno elaborato con i precedenti governi un lavoro che, in qualche modo, ha cercato di dare una risposta al problema, annoso, degli appalti. Penso alla clausola sociale, e anche alla normativa per evitare il massimo ribasso. Questo lavoro non deve essere smontato. Caso mai va implementato. La nostra preoccupazione nasce dal fatto che esponenti del governo, davanti alle ultime calamità, naturali e non, hanno detto a più riprese che ci sono norme che ‘ingessano’, che impediscono di fare presto e bene. Noi siamo d’accordo sul fatto che le decisioni non devono ‘rimpallare’ fra questo o quell’ufficio. Ma questo non vuol dire cancellare le regole! E siccome il governo ha intenzione di rimettere mano a queste norme, ecco spiegato il perché del mio allarme e della mia richiesta. Ricorrere, attraverso una legge delega, alla revisione del Codice degli appalti porterebbe automaticamente all’immobilismo nella pubblica amministrazione e nelle stazioni appaltanti, bloccando le procedure di appalto e ingessando un settore strategico”.
Non per caso, il suo grido d’allarme è stato raccolto dalle segreterie nazionali confederali, che hanno chiesto al governo e alle commissioni parlamentari competenti di convocare, e ascoltare, le parti sociali. Proprio per la rilevanza della ‘controriforma’ in discussione, e per i suoi effetti in materia di legalità, occupazione, diritti e qualità degli appalti.
“Infatti Cgil Cisl e Uil denunciano che si dilata la possibilità del subappalto, si aumenta l’utilizzo del criterio del massimo ribasso, e si rende quasi universale il ricorso alla trattativa privata senza bando di gara. Di più: con la non obbligatorietà dell’indicazione delle imprese in fase di gara, si eliminano i controlli preventivi nei subappalti, e viene ripristinata la possibilità di utilizzare una progettazione generale generica, che è stata la causa principale, con la dequalificazione dei servizi e delle opere, della lievitazione all’inverosimile dei costi e del prolungamento dei tempi di realizzazione dell’appalto. Infine si mette nei fatti da parte l’Anac, favorendo il ritorno alla degenerazione del sistema”.