Siamo ormai in dirittura d’arrivo verso il Congresso nazionale. Ci siamo arrivati con un percorso innovativo. Il documento congressuale “Il Lavoro è” assume e valorizza le scelte compiute in questi anni dalla Cgil e dal suo gruppo dirigente. Noi abbiamo portato al confronto i nostri contributi. Svolgiamo il congresso in una fase politica ed economica internazionale difficile. La CGIL con le mobilitazioni e la conquista dei CCNL, con i referendum in difesa della Costituzione e dell’art. 18, e le tante assemblee nei luoghi di lavoro, a differenza della sinistra politica, ha tenuto sul piano del consenso, riconquistando credibilità tra le lavoratrici e i lavoratori. Non è stata subalterna al quadro politico precedente mantenendo l’autonomia con proposte strategiche come la Carta dei diritti e il Piano del lavoro. Questo ci rende oggi credibili nel sostenere la mobilitazione e il contrasto alle politiche dell’attuale Governo.
Il confronto congressuale è stato formalmente unitario, in realtà esistono differenze politiche e di analisi sul passato e sul progetto futuro che non vanno rimosse ma fatte vivere, come elemento qualitativo della nostra democrazia plurale, che è fatta di dialettica e di confronto.
Noi siamo per una Cgil unita e plurale ma gli appelli all’unità non bastano se si rimuovono le ragioni dello scontro sul nome del futuro segretario generale. In campo ci sono due diverse prospettive strategiche, due idee di Cgil e di autonomia. Due valutazioni rispetto alle scelte radicali fatte. La stagione alle spalle non è una parentesi, ma la premessa per rilanciare un ruolo della Confederazione e indica la collocazione politica e sociale della CGIL.
La proposta di indicare il nome del compagno Maurizio Landini come Segretario Generale va nella giusta direzione, perché punta a dare continuità alle scelte fatte e attualizzare il nostro autonomo posizionamento. Noi siamo per una CGIL rinnovata, plurale e collegiale, per ricostruire un orizzonte del cambiamento reale, dell’utopia del possibile.