La sinistra sindacale - di Andrea Montagni

Lavoro Società è erede di un pezzo di storia importante del movimento operaio del secolo passato. Una storia di delegate e delegati, operai e tecnici di grandi aziende industriali, di grandi magazzini e supermercati, di pubblici dipendenti e insegnanti. Nel passaggio di testimone generazionale è arrivato il momento di fare un bilancio.

E’ cambiato il quadro internazionale; è cambiata la composizione del capitale con il predominio del capitale finanziario; è cambiata la composizione di classe su scala mondiale, ma anche e soprattutto nei paesi dell’Occidente, Italia compresa. E’ cambiato il quadro politico di riferimento, con la scomparsa dei partiti di massa che hanno fatto la Repubblica. E’ messa in discussione l’intermediazione dei corpi sociali. E’ cambiato, inevitabilmente, il rapporto tra lavoratori e sindacato. Non sono cambiati i valori, i riferimenti strategici: la lotta di classe, la democrazia partecipata, la lotta per una società di liberi ed uguali che abbia a fondamento il lavoro.

Abbiamo detto che bisogna navigare in mare aperto. Come si definirà e le modalità collettive di organizzazione di una sinistra sindacale in CGIL dipenderanno dall’esito del congresso. Ma una sinistra sindacale autorevole, sburocratizzata, motivata sul piano ideale e politico ci sarà. Per fare questo occorre ritornare alla centralità delle delegate e dei delegati nei luoghi di lavoro, conquistarli all’idea della trasformazione sociale e del sindacato di classe.

La sfida è quella di mantenere forte e unito un sindacato confederale, soggetto autonomo dal quadro politico e dal padronato, capace di organizzare i settori “forti” del mondo del lavoro e la massa del lavoro precario subordinato. E nel sindacato dissodare il terreno anche per una nuova leva di una sinistra del XXI secolo, che raccolga la bandiera della Costituzione della Repubblica fondata sul lavoro.


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