"Abbiamo rotto una campana di vetro per portare la gente ai concerti" - di Anika Persiani

Intervista al Maestro Ramon Rodriguez

Le nostre rubriche cominciano “ad andare strette”, per i molteplici argomenti che interessano un foglio sindacale che vuol essere, nel suo piccolo, anche veicolo di diffusione e battaglia culturale. Nel numero di settembre, ospitammo impropriamente il bell’articolo di Guendalina Piselli “Tornio e telaio. Il lavoro nelle geometrie e i colori di Fortunato Depero - di Guendalina Piselli, nella pagina “old reds”. Inauguriamo in questo numero una nuova rubrica che spero vi sarà gradita (Ndd)

Maestro Ramon Rodriguez, che importanza ha, per lei, l’arte in questa società tecnologica?
L’arte ha sempre avuto un ruolo importante nella società. L’arte che non ha un impegno ideologico, qualsiasi esso sia, è un’arte vuota. L’arte che non sia impegnata è un’inerzia che non trascende. Sempre, nelle società, esiste la transculturizzazione, ovvero un sistema di imporre cultura esogena o diversa in modo indiretto, come è successo qua, in America Latina. Allo stesso tempo però vediamo fenomeni come quello che porta boleros, song, salsa latinoamericana, in Europa, perché nell’ultimo secolo anche la cultura latinoamericana ha influenzato il mondo.
In Cina, ad esempio, la canzone più cantata nei karaoke è Besame mucho. In più gli ultimi 50-60 anni sono stati quelli che hanno aperto un interscambio a livello mondiale.
Prima c’era il tabù per il quale in Europa si doveva usare una forma culturale eurocentrica, a livello musicale, per esempio, un repertorio classico, in maggioranza prodotto da gente povera che lavorava alla mercé dei ricchi che richiedevano la composizione di brani e musica per i loro eventi.

Oggi, orchestre come la filarmonica di Berlino portano in teatro la musica latinoamericana.
Poi, per quanto riguarda la diffusione a livello popolare della cultura musicale, una carta importante la hanno giocata i tre tenori, che hanno riportato l’Opera al popolo. E Juan Diego Flores, il tenore peruviano che ha iniziato anche un percorso di recupero sociale dei giovani attraverso la musica, prendendo ispirazione da El Sistema venezuelano avviato, nel 1975, dal Maestro Antonio Abreu.
Non si può più parlare di cultura legata ad un luogo, ormai la mescolanza è talmente forte, l’intercambio è tanto evidente, anche grazie a internet, alle reti sociali, che la cultura diventa di massa. Molti concerti, di molte grandi orchestre, sono oramai trasmessi in diretta e sono accessibili a tutti, da ogni parte del mondo.

Lei pensa che l’Europa abbia perso il suo ruolo di “leader” nella musica sinfonica e nel mondo operistico?
Credo che in Europa ci sia, invece, una cultura più dinamica, proprio grazie alle reti sociali. In Europa e Stati Uniti tutti hanno accesso a internet. Nei nostri paesi ancora questo non succede, ed è chiaro che si deve lavorare molto per poter dare a tutti l’accesso allo studio delle arti.

Lei è anche il direttore della Camerata Bach che, nata in Nicaragua, si sta facendo conoscere in molti paesi europei e latinoamericani. La Camerata Bach passa dalla musica barocca a concerti in memoria di Michael Jackson, Freddy Mercury e altre stelle del secolo passato. Che funzione ha avuto la sua orchestra nella società nicaraguense?
Abbiamo cominciato dal niente. A poco a poco, abbiamo iniziato a capire, imparare, sperimentare. Non siamo mai rimasti dentro una campana di vetro, abbiamo rotto quei vetri e ci siamo lanciati. Abbiamo creduto nel nostro progetto e siamo riusciti, qui, in Nicaragua dove la tradizione musicale non era patrimonio popolare, a portare tutti nei teatri e a diffondere il nostro messaggio culturale. Per me, che provenivo da una formazione musicale e culturale acquisita nella DDR, dove sono stato mandato a studiare da giovane, era molto importante condividere la mia esperienza con il mio paese. E a questo mi sono dedicato tutta la mia vita. Iniziare proprio dalla musica barocca è stata una scommessa.

Lei pensa che le nuove generazioni Europee abbiano perso le loro radici culturali?
In Europa l’aspettativa artistica è, ed è sempre stata, di alto livello: paesi socialisti o capitalisti che siano stati, come la Germania, i paesi dell’est hanno sempre “obbligato”  le generazioni di studenti a fare proprio il bagaglio culturale.
Portare questo bagaglio qua, in America Centrale, è stato l’obiettivo della mia vita.
Quando iniziammo a farci conoscere nel nostro paese, ci rendemmo conto che qua non esisteva un’Opera musicale o un brano registrato che ci rappresentasse. Quindi scegliemmo alcuni dei nostri compositori, andammo a riprendere brani di tanti autori anonimi ed oggi abbiamo 22 dischi di musica nicaraguense che, altrimenti, sarebbero andati persi.

E il teatro nazionale è sempre pieno di gente, addirittura i biglietti finiscono molto prima del tempo, ogni volta che si presenta la Camerata Bach. Un successo, potremmo dire... Pensa che a livello di scambio culturale, sia importante avere orchestre partner all’estero?
È molto importante potersi confrontare, nel mondo artistico. Quando iniziammo, 27 anni fa, fu una scommessa. Ed oggi portiamo ogni dove anche la nostra musica classica, quella nicaraguense. Oggi abbiamo molti progetti e credo che in Europa ci sia una gran voglia di conoscere la musica classica latinoamericana. Per questo l’orchestra venezuelana Simon Bolivar ha avuto il successo che ha avuto.

E una partecipazione ad una iniziatica per il 1° maggio in Italia?
Sarebbe interessante perché nel nostro repertorio abbiamo anche musica popolare di lotta. Il vostro concerto del 1° Maggio è importantissimo perché porta l’arte nelle case di tutti. Anche di coloro per i quali questo privilegio non è proprio fruibile. È un evento di massa, che insegna molto.


“La Camerata”

Camerata Bach, popolarmente conosciuta come “La Camerata”, è un ensemble fondato il 21 marzo 1992: suona musica da camera e musica classica ed è diventata una istituzione per quanto riguarda la musica classica e da camera in Nicaragua e nell’America centrale.

L’idea di creare l’ensemble è stata del jinotegano Ramón Rodríguez Sobalvarro, rientrato in Nicaragua dalla Repubblica democratica tedesca, diplomato presso il Conservatorio di Musica Hans-Eisler di Berlino come una strumentista in Oboe , e che ne è stato direttore e fondatore.

È stato creato con lo scopo di raccogliere e preservare la musica nativa del Nicaragua e, rendendola magistralmente orchestrale, portarla al punto di presentarla con orgoglio e come musica da camera, alle varie sale da concerto di fama internazionale.

Fin dalla sua istituzione ha avuto la partecipazione di musicisti nicaraguensi e stranieri, e la sua composizione varia da 6 a 11 musicisti. I suoi membri hanno studiato presso i più prestigiosi conservatori di musica in Europa, in particolare in Germania, Francia, Italia e Spagna.


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