(…) La ferma direttiva di Lenin “trasformare la guerra imperialistica in guerra civile”; la limpida e dura decisione con cui Lenin pose fine alla partecipazione della Russia alla guerra, anche col sacrificio di legittimi interessi nazionali; l’atto primo con cui il primo potere proletario e socialista del mondo ai qualificò: il decreto sulla pace; la ferma politica di pace seguito dall’Unione Sovietica, fino al punto in cui. quasi di sorpresa, fu investita dall’aggressione hitleriana e fascista: sono fatti incontestabili. Essi hanno il valore di un grande, universale messaggio di pace e di rivoluzione.
Ho voluto, per rapidi cenni, richiamare questi avvenimenti (…), perché sono avvenimenti che hanno dato l’impronta al nostro secolo. Per tali ragioni, noi non possiamo lasciar passare opinioni (tanto più quelle formatesi m buona fede), secondo cui la seconda guerra mondiale, con le sue catastrofi “immani tragedie”, sarebbe stata provocata dagli “opposti totalitarismi di Stato”, o dai “regimi totalitari di vario genere”: alludendosi con ciò sembra, da un lato ai regimi nazista e fascista, e, dall’altro, al regime socialista dell’Unione Sovietica.
Noi, che pure non intendiamo affatto sminuire la denunzia e attenuare la condanna dei fatti repressivi, delle violazioni della legalità socialista e degli altri arbitrii, che si ebbero, anche in forme aberranti, in vari periodi della direzione staliniana, noi tuttavia respingiamo, come un profondo errore di giudizio, una qualsiasi forma di accostamento del regime sovietico ai regimi fascisti; e respingiamo come un falso storico l’attribuzione di una qualsiasi responsabilità della seconda guerra mondiale all’Unione Sovietica, la quale, invece, coerentemente e prudentemente, con tenacia, perseguì sempre la pace (…)
{Rapporto al XV Congresso del PCI, Roma, 30 marzo 1979}