La nostra Piazza San Giovanni - di Giacinto Botti

Il Governo, costruito su alleanze “fragili”, potrebbe non durare, sottoposto al “fuoco amico”. Il suo destino non è nelle nostre mani: a ognuno il suo mestiere e le sue responsabilità.
Il sindacato confederale, la CGIL, può solo proseguire, con autonomia e coerenza, a sostenere anche con la mobilitazione la piattaforma unitaria. Non ci sono governi amici, e l’autonomia, mai indifferenza rispetto al quadro istituzionale, è fortificata da quanto conquistato nei tavoli di confronto su una finanziaria che è sottoposta a critiche strumentali e di destra sulle quali convergono gli interessi particolari dei due leader di Italia Viva e del M5S. Entrambi pretendono di mettere il loro marchio, irresponsabilmente impegnati a consolidare la loro leadership, a minare la credibilità di un esecutivo in difficoltà favorendo la destra salviniana, con l’obiettivo di mettere in discussione, insieme agli indirizzi e ad alcuni contenuti della manovra, il metodo del confronto aperto con il sindacato confederale.  

Sono gli stessi che hanno praticato la disintermediazione, che pensano di essere oltre la destra e la sinistra e che hanno come referenti sociali i piccoli imprenditori, le lobby, i poteri forti, gli interessi particolari e gli evasori. Gli stessi che trasformano il lavoratore in consumatore, che contrappongono pensionati e giovani, ceti popolari e ceto medio, lavoratori e disoccupati, confondendo i diritti con i privilegi, ignorando i problemi del paese, le ingiustizie e le diseguaglianze.

Se la finanziaria nell’iter parlamentare subirà cambiamenti con lo spostamento delle scarse risorse destinate al lavoro, allo sviluppo, alla previdenza, al sistema sanitario, al cuneo fiscale, se si metterà in discussione quota 100, se si attenuerà la lotta all’evasione e alla elusione, si dovrà tornare in piazza, con le nostre bandiere, le nostre proposte e la nostra rappresentanza sociale, come faranno il 16 novembre i pensionati. Occorre proseguire la nostra mobilitazione, con la possibilità di giungere sino alla mobilitazione generale nella “nostra” piazza S. Giovanni, deturpata dalle parole d’ordine di una destra reazionaria e pericolosa a cui occorre togliere gli spazi, le ragioni e l’egemonia con il nostro merito, che mette al centro il lavoro, l’eguaglianza e i diritti per tutti.


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