“Organizzare, contrattare, per includere”. Fin dal suo titolo, l’intelligente e partecipato seminario organizzato a Rimini da Lavoro Società in Filcams ha cercato di dare risposta ad una delle principali linee d’azione intraprese dalla Cgil in questi anni: riunificare i lavoratori precari e i loro colleghi che hanno un contratto a tempo indeterminato, per contrastare una deriva che ha portato le aziende a scaricare su chi lavora i risparmi del costo di gestione di questo o quel servizio.
“A parità di lavoro parità di salario”. Sulla base di questo (sacrosanto, ndr) principio, in una categoria “di frontiera” come la Filcams, l’obiettivo non può essere che quello di riconquistare un contratto unico per gli addetti diretti e per quelli in appalto. Per riuscirci resta ineludibile il tema dell’organizzazione nei luoghi di lavoro, che può essere resa possibile solo grazie all’impegno quotidiano dei delegati di base, vera e propria colonna vertebrale di un sindacato generale di classe come la Cgil. E proprio loro, i delegati di base, sono stati i protagonisti del seminario con le loro esperienze dirette, denunciando a più riprese come alla precarietà lavorativa di molti loro colleghi si assommi, nel tempo, un senso di precarietà esistenziale.
“La strada dell’inclusione contrattuale è difficile e piena di ostacoli - ha sintetizzato efficacemente Andrea Montagni – tuttavia è l’unica strada percorribile per un sindacato confederale”. Un tema caro alla Filcams guidata da Maria Grazia Gabrielli, che nel congresso di Assisi dello scorso anno ha posto come obiettivo ineludibile del sindacato una contrattazione collettiva nazionale che deve riguardare tutti i lavoratori, diretti e indiretti, dipendenti e pseudo autonomi. Nel segno di quella Carta dei diritti universali del lavoro che oggi è stella polare dell’azione della Cgil.
“La ricomposizione del mondo del lavoro è il nocciolo della discussione – ha a sua volta ribadito nel suo intervento finale il segretario confederale toscano Maurizio Brotini – perché il lavoro è stato frantumato non certo per motivi organizzativi, quanto per motivi di potere”. Una frantumazione che, ha ricordato Vincenzo Bavaro dell’Università di Bari, ha portato in parallelo anche ad una “parcellizzazione degli statuti giuridici contrattuali, perché esistono oltre 250 contratti nazionali di categoria vigenti nel sistema confederale cui partecipa anche la Cgil”. E che pone di conseguenza il tema degli accorpamenti contrattuali, e della ricomposizione di un quadro contrattuale oggi estremamente frammentato, visto che in assoluto il Cnel ha censito più di 700 contratti nazionali di categoria, di cui, appunto, un terzo è ascrivibile alla tre confederazioni sindacali più importanti.
Nel chiudere le tre giorni seminariale, il coordinatore nazionale di Lavoro Società per una Cgil unita e plurale, Giacinto Botti, nell’apprezzare il lavoro svolto (e seguito personalmente anche durante i lavori delle tre aule tematiche, ha reso una volta di più omaggio al certosino, quotidiano lavoro dei delegati di base: “Voi siete una risorsa vitale per la vita dell’intera Cgil”.