Al governo del Venezuela c’è la sinistra ispirata dal Forum sociale mondiale, dalla Teoria della Liberazione e dal socialismo indigeno, che pure non rinnega la rivoluzione cubana. Questo Venezuela è nato contro quello in cui il governo “democratico” e corrotto del “socialdemocratico” Carlos Andrés Pérez, in un solo giorno, il 28 febbraio 1979, ammazzò oltre 3500 venezuelani scesi in piazza per chiedere giustizia sociale e di godere anch’essi dei proventi del petrolio.
Contro quel Venezuela, quello di Pérez, di violenza, miseria e malnutrizione, nel quale una minoranza bianca e creola dominava spartendosi la ricchezza, si ribellò ingenuamente nel febbraio del 1993 un manipolo di ufficiali dell’esercito di origine india e rurale. Avevano imparato a conoscere gli ideali umanitari nelle scuole cristiane e quelli socialisti dai guerriglieri che combattevano nella selva. Fallito quel tentativo, il gruppo apprese la lezione e decise di percorrere la via democratica, cosicché pochi anni dopo, nel 1999 il loro leader, Hugo Chávez, divenne il primo presidente “socialista e cristiano” del Venezuela.
Da allora, per gli Stati uniti d’America, il Venezuela è diventata una bestia nera, la minaccia di una nuova Cuba. La guerra economica e politica è iniziata subito.
Nel 2002, il primo tentativo di colpo di Stato, fallito, per la protesta del popolo e la mancata adesione delle truppe (mentre lo stato maggiore si era già pronunciato) con il solo riconoscimento del governo americano. Da allora un crescendo, approfittando del crollo del prezzo del petrolio sul mercato internazionale, delle scelte del governo di privilegiare la redistribuzione della ricchezza assicurando case e cibo ai più poveri, sottovalutando gli investimenti e la diversificazione economica, mentre gli Stati uniti imponevano un embargo sui medicinali, bloccavano i pagamenti internazionali, finanziavano la sovversione interna con il sostegno dei gruppi oligarchici e usando come massa di manovra le bande criminali giovanili.
Il tentativo di golpe del 2002 è fallito, il tentativo di provocare la guerra civile del 2016/2017, pure, nonostante i lutti, le violenze, la miseria, gli attentati anche contro ospedali, depositi di medicinali, linee elettriche, le infiltrazioni di gruppi guerriglieri dal confine colombiano. Quello di questi giorni è l’ultimo tentativo che ripete, anche nei dettagli, il precedente del golpe del 1973 in Cile: la maggioranza parlamentare – in una repubblica presidenziale – disconosce il presidente eletto ed invoca l’intervento delle Forze armate! Trump sogna un Pinochet venezuelano e lo va cercando. Ignobilmente, l’Europa si piega servilmente ai piani degli USA, spalleggia i golpisti, accredita un’immagine del Venezuela che nega la realtà e chiude gli occhi di fronte ad una situazione che può portare ad una nuova Siria su vasta scala con interventi militari e guerra civile per procura.