Le responsabilità del datore di lavoro per il riconoscimento delle malattie professionali
In questo periodo ci troviamo di fronte all’ennesimo cambiamento nella strategia politica da parte di grandi gruppi e multinazionali dei vari settori come la GDO, il terziario e i multiservizi nell’ambito della salute e sicurezza. Ormai da diversi mesi questi gruppi finanziano progetti di ricerca, attraverso primari di istituti ortopedici, ATS e istituti universitari, per elaborare teorie scientifiche che individuino nuove cause di insorgenza di patologie all’apparato muscolo-scheletrico che spesso colpiscono i lavoratori e le lavoratrici.
Da quanto stiamo apprendendo, queste teorie tendono a mettere in discussione le certezze acquisite nel corso degli anni in materia di riconoscimento delle malattie professionali, tabellate anche dall’Inps, sgravando le responsabilità del datore di lavoro nel momento in cui i lavoratori ne rivendicano il riconoscimento, a seguito di patologie conclamate causate da condizioni lavorative non rispettose della salute e non conforme alle leggi.
Infatti, stiamo registrando un radicale cambiamento anche della” valutazione dei rischi” riportati nei DVR (documenti per la valutazione dei rischi), che ogni azienda è obbligata a redigere. E’ ormai realtà un pericoloso abbassamento della tutela dei rischi messa in atto in alcuni noti gruppi della gdo/cooperazione e per gli addetti delle pulizie negli ospedali.
Alcuni medici aziendali, durante le visite periodiche, introducono argomenti apparentemente innocui, come ad esempio chiedere alle lavoratrici quante volte a settimana stirano, se si occupano di accudire la casa, se hanno partorito e tenuto i figli in braccio, se hanno familiari con le stesse patologie, con l’idea di spostare le cause di insorgenza di malattie di tipo muscolo-scheletrico dalla vita lavorativa a quella della semplice condotta di vita quotidiana, arrivando a ipotizzare cause congenite.
Alcune fantasiose teorie in atto attribuiscono all’utilizzo di borse a spalla (eventualmente riempita con effetti personali troppo pesanti) l’insorgere dei sintomi delle insorgenze delle patologie dei lavori in cassa dei supermercati.
E’ già capitato che, a seguito delle visite con il medico competente, lavoratori e lavoratrici con patologie croniche certificate e con limitazioni da diversi anni siano incomprensibilmente giudicati di nuovo idonei alla mansione e vengano loro tolte le limitazioni, come se fossero guariti. Notiamo quindi che alcuni casi puntano su una chiara deresponsabilizzazione dei datori di lavoro, qualora in futuro quei lavoratori dovessero fare richiesta di riconoscimento della malattia professionale.
A queste nuove degenerate forme di pensiero sono particolarmente esposte le donne, le quali, rivestendo una molteplicità di ruoli nelle diverse fasi della vita, possono essere più facilmente strumentalizzate e beffate.
Come FILCAMS-CGIL dobbiamo fare molta attenzione, specie per la salute e la sicurezza al femminile, sia perché i dati INAIL certificano una disabilità femminile doppia rispetto a quella maschile, sia perché i settori che seguiamo hanno una popolazione composta prevalentemente da lavoratrici.
E’ ormai necessario prendere consapevolezza di questa nuova realtà messa in atto dalle aziende e operare i dovuti approfondimenti sia attraverso le testimonianze degli RLS, che vanno preparati adeguatamente per la gestione delle riunioni periodiche, che attraverso la collaborazione con la medicina del lavoro.
Per la FILCAMS-CGIL e la CGIL nel suo insieme, il tema della salute e sicurezza dovrà necessariamente diventare una priorità nel futuro della contrattazione, alla pari di tutte le altre attività sindacali.
Va posta particolare attenzione sia ai giovani che si affacciano nel mondo del lavoro che ai lavoratori più esperti e anziani. I giovani, quasi sempre contrattualmente ricattabili, sono costretti a lavorare in condizioni pericolose e fuori norma; questo li espone a potenziali infortuni importanti o a sviluppare patologie nel corso degli anni. I lavoratori più esperti spesso hanno sviluppato patologie croniche (specie all’apparato muscolo-scheletrico) derivanti dal lavoro svolto nel corso degli anni in mancanza di corrette tutele a carattere preventivo. Situazioni, queste, che, come ben sappiamo, producono forti conflitti con le aziende, proiettate ad espellere questa categoria di lavoratori anche con motivi subdoli e falsi.
Il recente progetto nazionale FILCAMS-CGIL, realizzato in collaborazione con il patronato INCA, per l’emersione delle malattie professionali, nonché i diversi progetti formativi svolti e quelli già in programma dedicati anche allo sviluppo delle competenze in materia di salute e sicurezza per i quadri intermedi, vanno nella giusta direzione. Inoltre il lavoro di consolidamento del Coordinamento Nazionale FILCAMS-CGIL dei referenti di Salute e Sicurezza, getta le basi per un approccio più organico da parte della nostra categoria.