C’è stato bisogno della lettera aperta di due studentesse toscane di 17 e 18 anni per dare visibilità alle 21 multe fino a 4.000 euro che si sono abbattute sulla schiena dei lavoratori immigrati della Tintoria Superlativa di Prato. Operai pachistani e africani, puniti per il reintrodotto reato di blocco stradale a causa di un picchetto, durante una lunga vertenza in corso da sei mesi, tesa a far rispettare i loro diritti dentro una azienda a conduzione cinese, dove gli operai venivano pagati meno di 1.000 euro per turni di lavoro di 12 ore, sette giorni su sette, e dove il ritardo dei pagamenti è una regola. Una situazione così patologica da aver convinto anche la procura pratese ad aprire una inchiesta per sfruttamento, dopo i controlli dell’Ispettorato del lavoro che per la terza volta in quattro anni hanno portato a sanzionare l’azienda.
Il Si Cobas, il sindacato di base che ha organizzato la protesta, è convinto che per superare il sistema di sfruttamento l’unica soluzione è la sindacalizzazione: “Solo i delegati sindacali garantiscono una vigilanza in prima persona dei lavoratori sugli accordi sottoscritti, che in questo caso erano stati firmati nel luglio scorso. Per questo continueremo a scioperare e a manifestare”.
Il problema è che di fronte alle giustificate proteste dei lavoratori, e di chi solidarizza con loro come le due studentesse, viene applicata una norma contenuta nel “decreto sicurezza”, voluto dall’ex ministro Matteo Salvini e ancora non cancellato dal governo in carica M5S-Pd-Leu. Un provvedimento nei confronti di chiunque blocchi, ostruisca o ingombri la circolazione, giustificato dal vecchio governo M5S-Lega con la necessità di fronteggiare gli episodi che compromettono la sicurezza dei trasporti e la libera circolazione. Ma che per molti giuristi è invece finalizzato a punire in modo esemplare chi si riunisce in strada per manifestare, o picchetta fuori le fabbriche, le scuole o le istituzioni. Una chiave di lettura che anche i lettori di Reds e Sinistra Sindacale conoscono bene, visti i ripetuti allarmi lanciati sulle pagine dei due periodici della Cgil.
Ci dice, Maurizio Brotini, segretario CGIL Toscana: “Avevamo denunciato per tempo che il decreto sicurezza, che deve essere abrogato, rappresentava un rischio non solo per le politiche di accoglienza, ma anche per la mobilitazione e il conflitto sociale”. “Noi sapevamo cosa si nascondeva dentro i decreti sicurezza voluti da Salvini – ricordano anche dalle parti del Pd - quando ci opponevamo alla loro approvazione. Siamo dunque in colpevole ritardo. Si devono al più presto rivedere le politiche sulla sicurezza”. Una richiesta che arriva anche dalla sinistra extraparlamentare di Rifondazione e Potere al Popolo, che nell’area fiorentina e pratese si è mobilitata su un appello rivolto alla prefetta Scialla e alle istituzioni locali, in testa il sindaco Biffoni, per chiedere il ritiro dei provvedimenti. “Sarebbe un bel segnale – si puntualizza inoltre a sinistra - se anche altri partiti e movimenti che si richiamano ai valori della Costituzione e dell’antifascismo solidarizzassero concretamente con questi lavoratori”. Per il 7 gennaio prossimo è stata indetta un’assemblea pubblica a Prato, in vista di una giornata di mobilitazione il 18 gennaio.