La caduta del governo M5s-Lega e la nascita del governo M5s-Pd-Leu, il cosiddetto Conte bis, ha portato ad un atteggiamento più rispettoso dei diritti umani nei confronti dei migranti? L’interrogativo non è retorico. Perché da una parte, secondo i dati del Viminale, sono quasi 1.300 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno, mentre nello stesso periodo del 2019 erano stati appena 155, e vanno avanti i soccorsi in mare. Sull’altro piatto della bilancia c’è però il rinnovo, senza modifiche, del “Memorandum di intesa” con la Libia, firmato il 2 febbraio del 2017, firmato con l’intenzione di fermare i flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. E in parallelo la denuncia di Amnesty International sugli effetti dei decreti sicurezza voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che hanno peggiorato il sistema di accoglienza e stanno provocando ghettizzazione, povertà economica e sociale, e un aumento delle vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali.
Di fronte al rinnovo del “Memorandum di intesa” con la Libia, cioè con un non-Stato attraversato da una molteplicità di conflitti interni eterodiretti da potenze straniere, ci sono state le proteste delle organizzazioni umanitarie, e di quel poco che resta della sinistra italiana. Medici Senza Frontiere aveva chiesto alle autorità italiane di non rinnovare l’accordo, perché continua a esporre migranti e rifugiati a violenza, respingimenti, sfruttamento, e detenzione arbitraria nei lager libici.
“In un momento in cui anche l’Unhcr è stata costretta a ritirarsi dal centro di transito di Tripoli a causa del conflitto in corso e, considerata l’evidente impossibilità di negoziare con le autorità libiche un miglioramento sostanziale di questi accordi - ha denunciato Msf - riteniamo indispensabile procedere con la loro immediata cancellazione. Questa vergogna non si può rinnovare”. “Nei primi tre anni dalla firma dell’accordo - ha rivelato a sua volta Amnesty International - almeno 40mila persone, tra cui migliaia di minori, sono state intercettate in mare, riportate in Libia e sottoposte a sofferenze inimmaginabili”.
Per certo pochi giorni fa l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha annunciato la sospensione delle attività del suo centro di transito di Tripoli, aperto appena un anno fa, a causa dei timori per la sicurezza e la protezione delle persone ospitate, del suo staff e dei suoi partner. Ma questo non ha impedito al governo italiano di rinnovare il Memorandum d’intesa per altri tre anni, senza modifiche. Eppure le autorità italiane si erano impegnate a negoziare dei cambiamenti, per dare maggiore attenzione ai diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Ma alla resa dei conti tutto è rimasto come prima.