La storia di Gaetano Bresci in un film-documentario di Gabriele Cecconi
Visti i grami tempi di reclusione ho finalmente avuto grazia di guardare il film-documentario di Gabriele Cecconi, “L’anarchico venuto dall’America”.
Il film, 70 minuti circa, racconta in maniera precisa e didascalica la vicenda di Gaetano Bresci, dell’attentato ben riuscito alla vita del re e dell’omicidio di Bresci all’interno del carcere di Santo Stefano.
Il film mette in rilievo, con precisione didascalica ma taglio narrativo, tutti gli elementi salienti della vita di Gaetano Bresci: l’origine della famiglia, la decadenza delle famiglie contadine come conseguenza della liberalizzazione del commercio del grano, il fabbricone, le relazioni di Bresci con le donne, l’anarchismo italiano a Peterson, le cause del regicidio, la macchina fotografica fedele compagna, la disumanità delle carceri sabaude, l’omicidio di Bresci e la scomparsa delle prove.
Il film è essenziale e non cede gratuitamente a nessun sentimentalismo. Il taglio del film è per molti aspetti una rappresentazione del pensiero anarchico, in questo è davvero un grande prodotto.
Molte sono le vicende narrate che permettono di dipanare piccoli e grandi fatti della storia patria.
La trasformazione dell’economia agricola degli anni ‘80 del 1800 (come scordare la Boje nel mantovano e il processo veneziano) conduce su su fino alle trasformazioni sociali su cui il fascismo seppe costruire il consenso di massa; ed evidente è il paragone che questa nuova fase del liberalismo sta producendo con la distruzione del ceto medio. Dietro a questo, sono celati sia gli aspetti della relazione di Bresci con le donne, sia il suo marcato individualismo, sia il confronto con Malatesta e poi Turati.
La cessione delle terre della famiglia Bresci all’industria che costruirà il Fabbricone rappresenta il quadro perfetto della distruzione culturale creata dall’avanzare del capitalismo industriale, e il modello dello sviluppo deregolamentato di Prato che caratterizza la città ancor oggi. E ancora: il ruolo del Fabbricone di Prato con le proteste operaie, in un filo che possiamo continuare fino agli scioperi che portarono alla massiccia deportazione in Germania nel marzo 1944. Anche questo aspetto lo possiamo collegare fino ai nostri giorni, con lo sfruttamento selvaggio oggi presente a Prato con le recenti lotte dei lavoratori Superlativa e Panificio Toscano e le multe del prefetto contro gli scioperi.
Da segnalare poi la storia dell’anarchismo italiano negli USA e la figura di Luigi Galleani che aleggia sullo sfondo; una storia che sappiamo intrecciata con la vicenda di Sacco e Vanzetti, con il primo attentato a Wall Street e mille e mille cose. E poi il confronto con Malatesta che diviene confronto con il movimento socialista, attraverso una tensione nel movimento operaio talvolta feconda, talvolta capace di assorbire risorse. Anche qua, tanto potremmo dire sulla situazione odierna e le difficoltà del movimento operaio.
Ecco poi le carceri sabaude, vero luogo di tortura, volto incivile della vicenda del regno d’Italia che prelude poi alla connivenza con il fascismo, alla ignobile firma, alla fuga da Roma. Eppur ancora oggi discutiamo dei casi Cucchi, del carcere duro, del 41 bis per i terroristi, del dottor Tormentis, di Diana Blefari Melazzi impazzita come un Passannante qualsiasi, prima di trovare pace con la morte.
Infine, il cambio del cognome proposto a tutti Bresci di Prato dall’allora sindaco, così come Salvia di Lucania dovette cambiare nome per aver dato i natali a Giovanni Passannante come testimonianza di una damnatio memoriae figlia del sale cosparso su Cartagine.
Per vedere il film oggi l’unica possibilità è quella di rivolgersi tramite la piattaforma vimeo ad alafilm e richiedere la visione con un contributo di 5€, spesi benissimo!
PS: a nostro avviso, andrebbe proiettato nelle scuole nonché discusso con l’autore, se disponibile.