Succede che il governo più di sinistra d'Europa, quello portoghese, è anche quello che sta combattendo più efficacemente di tutti la pandemia. Con 10 milioni di abitanti (più o meno quelli della Lombardia...), ad oggi si contano poco più di 20mila contagi, e appena 730 vittime. In confronto, nazioni ben più ricche e attrezzate come l'Olanda e la Svizzera registrano dati ben più drammatici. Solo la Germania prima della classe, in percentuale al numero degli abitanti, può essere paragonata al paese lusitano.
Sulla vicenda, il Corriere della Sera ha raccontato che uno dei fattori di contenimento del coronavirus è stata la regolarizzazione dei migranti “clandestini”, perché il Portogallo è stato l’unico a varare una sanatoria Covid-19 per gli stranieri. Una scelta umanitaria che ha permesso agli irregolari di accedere al sistema sanitario e alle cure, ma anche un provvedimento determinante per bloccare il virus tra le fasce deboli della popolazione, e scoprire eventuali focolai.
La lezione portoghese non sembra essere stata colta dall'Italia, dove tutt'al più si sta lavorando a un disegno di legge per la regolarizzazione degli immigrati irregolari in agricoltura, pesca e silvicoltura. Con la causale politica, innegabile ma non certo di nobile caratura, di una drammatica carenza di braccia nel primo, decisivo anello della filiera agroalimentare del made in Italy.
Nei giorni scorsi è stato lanciato un appello con 360 firmatari - tra economisti, immunologi, virologi, giuristi ed esperti di immigrazione - per sollecitare la regolarizzazione degli immigrati irregolari non solo in agricoltura ma anche in tutti gli altri settori economici del paese, da quelli dei servizi alla persona all'artigianato, dall'industria ai servizi ad essa collegati. I firmatari puntualizzano di non volersi soffermare sulle pur evidenti motivazioni umanitarie, ma su quelle di carattere sanitario, di sicurezza, economiche e sociali. Insomma ragioni di convenienza e di opportunità.
Regolarizzare i migranti conviene a tutti, rileva anche la magistrata Cristina Ornano, giudice a Cagliari e presidente della corrente togata Area, che sul manifesto ha osservato: “Nel nostro paese vivono oltre 250mila cittadini stranieri in condizione di involontaria irregolarità. Un esercito che i cosiddetti decreti sicurezza 1 e bis hanno drammaticamente ingrandito, creando insicurezza e ingiustizia. Viviamo tempi che richiedono la capacità di mettere in campo scelte innovative e lungimiranti. E tra queste, c’è anche quella di regolarizzare queste persone che costringiamo ipocritamente alla precarietà e al sommerso. Continuare come prima significa, specie in questo momento, alimentare il circuito dell’illegalità, della cattiva imprenditoria, delle mafie e delle organizzazioni criminali. Regolarizzare è una scelta solidale e inclusiva che interessa e conviene non solo a chi è costretto alla irregolarità, ma a tutti noi, perché dà dignità e sicurezza alle persone e le fa vivere in condizioni di legalità, aiuta la nostra economia e il nostro fisco e la nostra salute”.