Dalla paura collettiva alla ripresa della iniziativa sindacale - di Federico Antonelli

La relazione di Federico Antonelli alla riunione nazionale della sinistra sindacale FILCAMS-CGIL del 17 giugno 2020 (2)

Durante una riunione un delegato della CGT ha detto: “qua una intera generazione ci ha lasciati. Abbiamo paura, non potete fare finta che nulla stia accadendo”. Poche parole che sintetizzarono il dramma del covid. La paura per la propria salute, per quella dei propri cari. Il futuro incerto del lavoro. Una inattesa paura collettiva ci aveva colti e in quella paura il tema del lavoro e della salute si intrecciavano. Poi son venuti i protocolli tra noi, il governo e le altre parti sociali, quelli sottoscritti nelle aziende. E’ venuta la stagione degli accordi sulle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Eravamo impreparati come lo era il resto del mondo: in quel vortice dovevamo difenderci.

Nella FILCAMS seguo anche il mondo delle librerie. Ricordo la disperazione dei lavoratori del settore la domenica di Pasqua, quando il governo sulla spinta del mondo della cultura, ne decise la riapertura. E ricordo anche l’impreparazione delle imprese. In pochi giorni fummo capaci di contrattare protocolli importanti. Nel mondo del commercio il tema della salute e della sicurezza era diventato primario. Associato a quel tema l’organizzazione del lavoro. La crisi sanitaria non ha avuto conseguenze uguali per tutti: chi ha una casa grande, con spazi aperti e una connessione internet efficiente certamente avrà patito l’isolamento, ma non lo avrà sofferto. Chi vive in una casa piccola e non si può permettere una connessione internet si è trovato isolato. Nel quadro delle nuove regole del lavoro assisteremo a una vera rivoluzione: il lavoro in remoto si imporrà sempre più. Le aziende stanno scoprendo che con il lavoro in remoto la produttività cresce e in futuro si potrà ragionare in termini diversi di giorni di ferie, ore di permessi e riduzioni orari di lavoro. Perché nella contrattazione che abbiamo gestito c’è anche il tema dell’orario di lavoro. Quante aziende hanno tentato, nella gestione degli ammortizzatori sociali, di inserirsi per azzerare forzosamente il monte ore e permessi accumulato. Certo nella contrattazione di quei giorni si è scontata una grande contraddizione: l’interesse aziendale a ridurre un bacino di costo importante e l’interesse dei lavoratori a ridurre l’utilizzo della cassa. Ma il problema non è nella gestione degli ammortizzatori sociali, ma nella gestione dell’attività ordinaria. Perché questo massiccio accumulo di ore di permessi e di ferie? Come possiamo ragionare di riduzione di orario di lavoro se non riusciamo a esigere la riduzione attualmente in vigore. E nella gestione degli ammortizzatori abbiamo scontato un ulteriore problema: troppi i ritardi nel pagamento delle indennità da parte dell’INPS, deboli le regole messe in campo a tutela della contrattazione di questi strumenti. Di fronte a tali ritardi è necessario di rafforzare la contrattazione, non indebolirla come inizialmente si voleva fare. E’ necessario prolungare il blocco dei licenziamenti: la sola cassa in deroga non tutela contro i licenziamenti. Una polveriera rischia di esplodere alla fine dell’estate. Il 17 agosto scadrà il divieto dei licenziamenti, ma la crisi no e la crisi sarà un ottimo pretesto per licenziare. Già stiamo assistendo a un uso a volte strumentale della cassa integrazione, cosa accadrà a settembre?

Nella relazione non ho voluto affrontare molti temi che sono in capo alla categoria: ripenso a ciò che coinvolge i nostri settori: le mense scolastiche, ospedaliere e private. Tutti gli appalti di pulizie in uffici attualmente chiusi. Il mondo del commercio al dettaglio e le difficoltà che la contrazione dei consumi porterà. Penso alle farmacie che hanno vissuto in modo diretto l’emergenza sanitaria e nel contempo non riescono a ottenere ad ottenere il rinnovo del contratto nazionale. Il terziario avanzato e l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro come ultimo, ma non certo esaustivo, titolo.

Finisco venendo a noi, alla riunione odierna e alle prospettive della sinistra sindacale in CGIL. Questa riunione avremmo voluto organizzarla molto prima, ma è stato impossibile farlo. Son passati diversi mesi dagli ultimi appuntamenti tra di noi. Un filo si è interrotto ma questo filo non si è spezzato. Questa nostra CGIL continua ad essere la sola, vera e grande organizzazione di sinistra nel nostro paese: c’è bisogno di lei. Noi siamo dentro la CGIL con la convinzione che si debba continuare, oggi più che mai, ad operare per rivendicare le nostre idee e principi. Per contrattare rivendicando la partecipazione delle delegate e dei lavoratori. Per riaffermare il tema delle riforme nella direzione degli interessi del mondo del lavoro, per una equa ripartizione delle risorse, per una riforma fiscale, e contributiva, che dia equità al sistema partendo dalle retribuzioni. Contrastiamo i facili slogan di riduzione delle tasse, che sono solo a beneficio delle classi abbienti. La nostra area continua ad essere presente: con la sua idea che non serve un nuovo patto sociale; con due tempi, uno dei sacrifici certo e uno della restituzione che non arriva mai. La nostra area rivendica la necessità di porre al centro la salute delle persone, senza nessuna compatibilità economica.

In questo nostro percorso abbiamo realizzato il seminario a ottobre, abbiamo continuato a pubblicare il giornale “Reds”, con il contributo scritto di molti di voi. La pandemia ci ha bloccato, ci ha tolto un compagno caro come Amedeo Montagna, ma noi ci siamo.

La FILCAMS continua ad avere una base solida, con cui continuare a lavorare per offrire il proprio contributo al dibattito confederale. Ci siamo lasciati a febbraio a Livorno: quel giorno si respirava un’aria buona, interessante. Ci ritroviamo oggi, chissà se in questa continuità possiamo scorgere un piccolo segno di un futuro da costruire.