E' stato pubblicato il rapporto della Corte dei Conti europea relativo alla valutazione dei progetti più importanti, e costosi, cofinanziati dalla Commissione Ue. Il documento era stato richiesto nel 2017 dal Parlamento europeo, che aveva chiesto maggior trasparenza nella concessione dei fondi pubblici. Tra le otto infrastrutture che hanno ricevuto finanziamenti superiori al miliardo di euro, c’è anche la nuova linea ad alta velocità fra Torino-Lione, definita correttamente “la seconda linea” fra le due città. Su questa grande opera, le conclusioni della magistratura contabile dell’Ue non sono certo tenere.
La Corte punta il dito sui benefici che appaiono sovrastimati. Sulle previsioni di traffico che risultano gonfiate. Sui costi, aumentati in modo abnorme. E sui ritardi, che oggi portano a concludere: “È probabile che il collegamento Torino-Lione non sarà pronto entro il 2030, come al momento previsto, poiché il termine ultimo attuale per il completamento è il dicembre 2029”. Da segnalare al riguardo che non esiste ancora neanche un progetto sul versante francese per i collegamenti.
Di fronte agli slogan “ambientali” dei sostenitori dell’infrastruttura, i tecnici indipendenti stimano che i vari cantieri, insieme alle relative linee di accesso, produrranno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Un’analisi in linea con quella fatta nel 2012 dai gestori francesi della Tav. Quindi la Corte dei Conti europea tira le somme: “Le emissioni di Co2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura”.
Altro tasto stonato è quello sulle previsioni di traffico che giustificherebbero la convenienza del progetto. Sull’attuale linea ferroviaria Torino-Lione, ammodernata nel 2011, prima della pandemia da coronavirus circolavano 3 milioni di tonnellate di merci. I promotori del progetto Tav assicurano che, grazie al raddoppio del tunnel, il traffico merci aumenterà di ben otto volte nel 2035. Ma, vista l’assenza di politiche vincolanti in materia, queste cifre sono giudicate dalla Corte “oltremodo ottimistiche”, il che porta “ad un alto rischio di sovrastimare i benefici ecologici” della grande opera. Idem per il trasporto passeggeri, dove fatti i conti del bacino di utenza il rapporto parla di “sostenibilità economica incerta sul lungo termine”.
Infine i costi. Concepito nell’ormai lontano 1998, il progetto della seconda linea della Torino-Lione ha accumulato 15 anni di ritardo e, rispetto alle stime iniziali, secondo la magistratura contabile Ue il costo è passato da 5,2 miliardi a 9,6 miliardi di euro. Per Telt, il promotore pubblico incaricato di costruire e gestire la tratta di 65 chilometri, è invece “solo” di 8,3 miliardi di euro. Per certo, come osserva la Corte, la presenza di cofinanziamenti pubblici “può indurre i promotori dei progetti ad aumentare le specifiche progettuali fino ad un livello che va al di là degli standard usuali, o a costruire strutture più grandi senza una valida ragione”. Con il conseguente sottoutilizzo delle infrastrutture esistenti. Un classico degli ultimi 30 anni.