NUMERO 100 - “Reds”: rossi di nome e di fatto! - di Andrea Montagni

Il 1° maggio del 2012 usciva il primo numero di “reds, foglio di collegamento delle compagne e dei compagni di Lavoro Società in FILCAMS-CGIL”. Usciva come oggi sia in edizione pdf riproducibile a stampa nei formati A4 e A3, sia in edizione on line telematica per una più agile consultazione.

Usciva per “onorare un impegno” congressuale, assunto da quelle delegate e delegati che avevano deciso di proseguire l’esperienza di Lavoro Società nella categoria; veniva pubblicato perché “segnasse la presenza di un punto di vista altro e critico all’interno della maggioranza”.

Nella mia lunga militanza nella sinistra italiana, iniziata nel 1967 nel movimento degli studenti medi fiorentini e partecipando alle prime manifestazioni per il Vietnam, è capitato che per alcuni anni, dal 1973 al 1978, la forma principale della mia militanza sia consistita nell’esercitare la attività di pubblicista, sia come articolista che come redattore in un quotidiano e un settimanale (“lotta continua” e “nuova unità”). Non ne ho mai voluto fare una professione, sebbene per quelle attività sia stato a suo tempo retribuito. Consideravo quella attività un modo di militare attivamente. Per questo, negli anni successivi, da delegato sindacale e poi da sindacalista, ho continuato a collaborare con i periodici della sinistra sindacale e politica, come “i Ciompi” e “il nuovo corriere toscano”, “Toscana Lavoro”, “Alternews”, “Progetto Lavoro” e ora “sinistra sindacale”.

In quegli anni si è fortificata in me l’idea che, come il sindacato è una scuola per i lavoratori - una scuola nella quale si apprendono e si praticano i principi di fratellanza e solidarietà di classe e si forma la coscienza politica di ognuno - così i giornali sindacali siano strumenti sindacali che raccontano le condizioni di vita, i problemi, lo lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, comunicano le prese di posizioni e la linea della organizzazione o delle sue frazioni, senza per questo dover diventare grigi e monotoni bollettini.

Importante, in questo, mettere insieme gli esperti (giornalisti, sindacalisti e politici di professione, docenti universitari, specialisti) e gli uomini e le donne che lavorano, non solo per raccontare se stessi e la loro esperienza di lotta, ma anche per occuparsi di storia, di arte, di letteratura, mettendo a profitto il più elevato tasso di istruzione e formazione dell’Italia di oggi, la ricchezza e la molteplicità degli interessi di chi, vivendo del proprio lavoro, non per questo rinuncia alla voglia di conoscere, di leggere di capire il mondo intorno a sé con la ricchezza di un bagaglio culturale collettivo e individuale.

“reds” mi ha dato la possibilità – e ne sono grato alle compagne e ai compagni dell’area – di realizzare un foglio nel quale si possono leggere articoli di storia, arte, letteratura insieme all’editoriale di linea. Sempre però ricordando, come recitava il fondo del primo numero, che “bisogna essere rossi. Esser rossi vuol dire avere chiaro che nel lavoro sindacale la bussola d’orientamento è la trasformazione sociale. Combattere oggi per conquistare il domani, senza rassegnarsi all’ineluttabilità del neoliberismo: un altro modello è possibile”.


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