La stagione 2020 si è formalmente avviata con un ritardo di due settimane. La Regione Emilia-Romagna, infatti, con propria ordinanza balneare straordinaria, ha differito al 13 giugno l’avvio del servizio di salvamento, tagliando così di fatto ben due settimane di lavoro ai marinai di salvataggio che normalmente salivano in torretta l’ultimo weekend di maggio.
Imprese balneari e servizi pubblici essenziali
Non si può infatti dire che gli imprenditori balneari abbiano atteso il 13 giugno per stendere lettini e consentire a turisti e cittadini di fruire della spiaggia e della balneazione. Infatti, già dal 18 maggio, erano vigenti specifici protocolli Covid-19 che consentivano l’avvio dell’attività d’impresa. La stagione non sì è fermata in realtà il 13 settembre, come fissato dall’ordinanza balneare regionale in tema di servizio di salvamento, ma è proseguita ben oltre il secondo fine settimana del mese cavalcando l’onda di grandi eventi e condizioni meteo favorevoli. A nulla sono valsi, come sempre, gli appelli delle organizzazioni sindacali ai comuni affinché venissero emesse ordinanze balneari comunali straordinarie estensive a tutela della sicurezza della balneazione.
Ma dove non arriva la politica arrivano i lavoratori stagionali: il 18 settembre sia a Riccione che a Rimini alcuni marinai di salvataggio fuori servizio hanno tratto in salvo dalle onde ben 7 turisti; a riprova che il loro lavoro è servizio pubblico essenziale sempre – non solo quando è utile ai tornaconti d’impresa.
Durata della stagione e lavoro irregolare
Se la stagione dei bagni è intercorsa dal 13 giugno al 13 settembre (solo sulla carta, come abbiamo visto) va detto che, pur in attesa dei dati ufficiali e complessivi sui movimenti turistici, da metà a luglio a tutto agosto la riviera ha visto un’inaspettata quantità di turisti; sebbene in un contesto dove i dati gennaio-agosto hanno visto una flessione del 45% di turisti e pernottamenti. Una stagione che secondo le imprese, a leggere la stampa locale, è andata comunque oltre le aspettative; i presupposti c’erano tutti, dalle ottime condizioni meteo alla predisposizione generale dei turisti a cercare svago finito il pesante lockdown.
Non soffermandoci sul rispetto delle prescrizioni volte a limitare il contagio durante la stagione, proviamo a dare una lettura di quanto è accaduto sul versante della legalità del lavoro. I numeri delle assunzioni non sono ancora stati diffusi per il complesso della stagione ma, secondo tutti i lavoratori che la Filcams ha incontrato, quando le imprese stagionali hanno lavorato a pieno ritmo lo hanno comunque fatto con il freno tirato dal lato delle assunzioni. Concentrare molta economia in brevissimi lassi di tempo non può che amplificare certi fenomeni. Parliamo del lavoro irregolare nel turismo stagionale che ad aprile 2019, secondo il Comando della Guardia di Finanza di Rimini, riguardava sul territorio almeno un 25% dei lavoratori. Siamo certi che questa tendenza non è stata scalfita dal Covid-19 nel 2020; un elemento di riflessione ce lo consegnano i numeri delle vertenze individuali avviate che sul medesimo settore erano circa 500 a fine stagione 2019 mentre quest’anno (con una stagione almeno dimezzata) siamo comunque a circa 300 perciò in aumento del 20%.
Lavoro nero ed evasione fiscale continuano ad essere terreni sui quali da un lato si gioca parte della partita dell’economia turistica riminese, e dall’altro attecchisce e si mimetizza perfettamente la criminalità organizzata. CGIL, CISL, UIL, Libera e Avviso Pubblico Emilia Romagna hanno pubblicato nelle scorse settimane un Manifesto per la Legalità in Romagna che, a partire dal tema della cittadinanza responsabile e della cultura della legalità, prova anche a delineare l’orizzonte di un diverso modello turistico. Si tratta di un documento di grande interesse per il territorio riminese. Il 7 settembre, inoltre, si è rinnovato in Prefettura a Rimini il Protocollo territoriale per la legalità nel settore ricettivo e turistico, introducendo particolare attenzione sul versante del lavoro e che ha visto finalmente la firma delle organizzazioni sindacali, finora escluse.
Due bei segnali dai quali partire per rovesciare il paradigma di un turismo stagionale segnato dall’iper-sfruttamento del lavoro e dall’illegalità.