Il ritorno della Lega al governo non è una buona notizia per i migranti. Pur di far parte del nuovo esecutivo di Mario Draghi, il leader leghista Matteo Salvini si è inizialmente limitato a chiedere il rispetto delle norme europee in tema di immigrazione, con un chiaro riferimento a maggiori controlli alle frontiere. Poi però è iniziata la partita dei sottosegretari, e qui Salvini ha sgombrato il campo da ogni equivoco, con la scelta di un terzetto di fedelissimi in ruoli chiave.
Per primo Nicola Molteni all’Interno. Il cofirmatario dei decreti Sicurezza del governo gialloverde Conte I era stato il braccio destro di Salvini nella sua esperienza al Viminale, contrassegnata dalla politica dei “porti chiusi”. Ora Molteni torna sul luogo del delitto, nonostante l’opposizione senza successo fatta dal Pd, e lavorerà a stretto contatto con la riconfermata ministra Luciana Lamorgese, attaccata frontalmente da Molteni per l’intera durata del governo giallorosa Conte II. Del resto non era passata neanche un’ora da quando Draghi aveva letto la lista dei ministri, e in televisione Salvini aveva subito avvertito: “Su alcuni temi serve discontinuità: Lamorgese e Speranza o cambiano marcia o avranno bisogno di aiuto e sostegno, mettiamola così”.
Che dire poi di Stefania Pucciarelli sottosegretaria al ministero della Difesa? La senatrice era già finita al centro delle polemiche quando, durante il Conte I, venne scelta come presidente della Commissione diritti umani, dopo che una settimana prima aveva pubblicato la foto di una ruspa che distruggeva un campo nomadi accompagnata dalla scritta: “Un altro passo avanti per ristabilire la legalità”. E una volta, mentre viaggiava in treno, ci tenne a sottolineare di essere “l’unica italiana in un vagone pieno di stranieri, tutti di colore. Tutti sprovvisti di biglietto”.
Quanto al deputato barese Rossano Sasso, nominato sottosegretario all’Istruzione, nessuno ha dimenticato l’organizzazione di un flash mob contro i migranti dopo l’arresto di un marocchino accusato di una violenza sessuale in spiaggia. Sei mesi dopo il tribunale assolse il 31enne che Sasso aveva chiamato “bastardo irregolare”, ma le scuse del leghista non sono mai arrivate.
Del resto il Viminale, che pure con Lamorgese ha messo fine alla politica dei porti chiusi e accelerato le procedure di sbarco dalle navi delle ong, ha continuato a non essere tenero con i migranti e chi cerca di aiutarli. Prova ne è l’irruzione delle forze dell’ordine a Trieste nella casa di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, responsabili dell’associazione Linea d’Ombra, con il sequestro di telefoni, computer, libri contabili e altro materiale, e l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Questo solo perché Franchi e Fornasir sono impegnati a prestare cure di primo soccorso ai profughi provenienti dalla rotta balcanica. Temuta a tal punto dal governo italiano che per mesi, in spregio alla legge, i migranti che riuscivano ad attraversare il confine tra l’Italia e la Slovenia sono stati fermati e rispediti indietro, nelle mani delle forze dell’ordine slovene e croate. Che li rispedivano in Bosnia, nella famigerata e disumana baraccopoli di Lipa.